Sta lentamente tornando la calma a Kathmandu, capitale del Nepal, in seguito all’imposizione del coprifuoco dopo la sommossa popolare scoppiata nella notte e continuata per tutta la mattinata. Fonti della MISNA precisano che sono state due le moschee attaccate e parzialmente date alle fiamme dalla folla, composta in maggioranza da giovani irati per l’uccisione dei 12 lavoratori nepalesi in Iraq per mano del gruppo estremista islamico Ansar al-Sunna. I due edifici sacri Jama Masjid e Takie Masjid – si trovano entrambi nei pressi del Ratna Park, nel cuore della capitale, non distanti l’uno dall’altro e soprattutto vicino a una stazione della polizia, che ha potuto intervenire per impedire danni maggiori. La sorte peggiore sembra toccata alla moschea Jama Masjid, la più grande di Kathmandu e situata a poche centinaia di metri dal Palazzo Reale. Una folla è entrata nel luogo di culto, saccheggiando mobilio e suppellettili e dando alle fiamme il materiale prelevato sul marciapiede antistante la moschea. La rabbia dei dimostranti si è scatenata con particolare veemenza contro le agenzie interinali, conferma alla Misna Subodh Raj Pyakurel, direttore dell’organizzazione per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani Insec (Informal sector service centre): L’impressione è che a dirigere la rabbia contro le agenzie interinali siano stati i sindacati, in particolare quelli vicini ai ribelli maoisti, che hanno più volte criticato queste strutture accusandole di sfruttare la gente afferma Pyakurel. Ma non sono stati solo questi gli obiettivi dei dimostranti: È stata attaccata anche l’abitazione del vicepresidente del partito di governo (Congresso nepalese-democratico, ndr), sotto inchiesta per corruzione continua Pyakurel e la sede del gruppo editoriale e media Kantipur’. Sembra, dunque, che la sommossa sia stata in parte strumentalizzata per dare sfogo ad altre rimostranze da parte di gruppi politici. Tra gli esercizi incendiati c’è anche la sede della Air Sahara’, compagnia area di proprietà indiana, nazione con cui il Nepal ha un rapporto controverso. Oltre ad avere imposto il completo coprifuoco, il governo ha annunciato il risarcimento di 1 milioni di rupie ( paria a 11.000 euro) per ognuna della famiglie degli uccisi e domani sarà giornata di lutto nazionale. Inoltre l’esecutivo ha deciso di aprire un’inchiesta sull’operato della ‘Moonlight Consultancy’, l’agenzia interinale che aveva assunto i lavoratori. Le famiglie delle vittime, infatti, hanno dichiarato che i loro cari si trovavano illegalmente in Iraq contro la loro volontà; secondo la ricostruzione dei parenti i 12 nepalesi avevano firmato un contratto per lavorare in Giordania, ma lì sarebbero stati privati dei passaporti, ricattati e mandati in Iraq.Misna