Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Nelle Caritas parrocchiali il Vangelo dell’accoglienza».

La nostra avventura comincia dalla carità». Queste le parole con cui l’arcivescovo Riccardo Fontana ha aperto l’incontro tra il direttore nazionale di Caritas italiana, monsignor Vittorio Nozza, le Caritas parrocchiali e le associazioni cattoliche di volontariato del territorio. L’occasione è stata la giornata aretina di Nozza che venerdì scorso è stato l’ospite di una serie di incontri in diocesi. Quello che ha concluso la tappa provinciale del direttore di Caritas italiana è stato ospitato dall’antica abbazia di Badia a Ruoti, nel Comune di Bucine, dove la Caritas diocesana ha creato una casa per ferie gestita da persone diversamente abili.Ad aprire la tavola rotonda dal titolo «Vi ho dato l’esempio, come ho fatto io fate anche voi» è stato Fontana che ha ricordato come il tema della carità sia stato al centro del convegno ecclesiale diocesano sull’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate svoltosi lo scorso 5 dicembre ad Arezzo. «Dobbiamo invertire la logica diffusa nel mondo di oggi secondo la quale la carità viene vista come un optional», ha affermato l’arcivescovo. «La Caritas vuole promuovere l’amore di Dio nei confronti dell’umanità», ha dichiarato monsignor Nozza sottolineando come «la Caritas sia un’esperienza di Chiesa e non un’associazione». Il «testimone di carità» è chiamato a essere una figura significativa all’interno dei contesti di oggi. Contesti contraddistinti sempre più da situazioni di disagio e povertà. Per questo emerge l’importanza di «colui che ha profonda convinzione nella Parola di Dio, che osserva il territorio, cogliendo volti e storie immersi nella fragilità, e che vuol essere testimone di Cristo verso gli altri», ha affermato monsignor Nozza. Da qui l’impegno a rispondere al bisogno della persona e a mostrare agli altri come «fare carità». Questi i due obiettivi che le Caritas parrocchiali e le associazioni di volontariato devono raggiungere. Nozza ha parlato di carità come «dialogo» e «pacificazione tra situazioni personali e la comunità». «Bisogna impegnarsi nel tentativo di riportare dentro un vissuto chi ne è fuori e chi è avulso dalla società», ha sottolineato il direttore di fronte agli operatori delle Caritas parrocchiali attive in diocesi.La situazione di precarietà che a causa della crisi economico-finanziaria sta imperversando anche nel nostro territorio e che si ripercuote su molte famiglie è stata al centro della prima parte della giornata, che si è svolta nel Palazzo vescovile di Arezzo. L’incontro dal titolo «Chiesa e società civile alla ricerca del bene comune» ha visto la partecipazione di una numerosa rappresentanza di sindaci, assessori ed esponenti delle istituzioni locali. Monsignor Nozza ha evidenziato «la necessità di un piano nazionale di contrasto all’aumento della povertà e dell’esclusione, puntando alla collaborazione tra Caritas e apparato pubblico, in particolare dei Comuni». Così sarà possibile «condividere nel territorio la conoscenza di specifici bisogni e promuovere una “rete delle risorse” per soccorrere chi è in difficoltà». Nozza ha rivolto un appello anche ai poveri: «Non abbiate paura, non vergognatevi di chiedere». E citando una frase di don Primo Mazzolari ha sottolineato la vicinanza della comunità ecclesiale verso i bisognosi: «Dov’è la tempesta di passioni, dove si matura la società di oggi e domani, la Chiesa non può mancare».Durante il dibattito che è seguito alla relazione di Nozza, è emersa la volontà da parte delle istituzioni di accrescere il rapporto di collaborazione con la Caritas diocesana e la Chiesa locale. Lo hanno dichiarato a più riprese gli amministratori che hanno partecipato all’incontro. Lo strumento del microcredito è un esempio di come la Provincia di Arezzo e la Caritas diocesana, insieme ad altri enti, abbiano unito le loro forze per aiutare le persone che hanno perduto lavoro o casa. Fra le azioni da incentivare quelle a favore degli immigrati, il coinvolgimento del tessuto economico per far fronte alla crisi, l’ampliamento dei servizi sociali e di assistenza sanitaria soprattutto verso chi vive situazioni di disagio. di Riccardo Ciccarelli La «lezione» in UNIVERSITÀ: «Dai centri di ascolto un invito alla sobrietà»I centri d’ascolto sono uno strumento attraverso il quale esserci nella vita dei poveri per promuovere una modalità di crescita». Così monsignor Vittorio Nozza, direttore nazionale di Caritas italiana, ha sottolineato l’importanza di queste strutture durante l’incontro dal titolo «Una finestra sulla città» ospitato nelle aule dell’università di Arezzo. L’evento ha coinciso con la presentazione del corso per operatori dei centri d’ascolto Caritas. Una proposta che la diocesi, nella figura dell’arcivescovo Riccardo Fontana e dei collaboratori Caritas, intende fare ai giovani del territorio. «I poveri sono per la Chiesa e per la Caritas la cattedra per educare pedagogicamente la comunità, nell’esperienza di chi affronta il disagio», ha affermato monsignor Nozza che ha evidenziato come «i centri d’ascolto siano luoghi di incontro, di responsabilità nei confronti di chi si trova in difficoltà». «L’attenzione al mondo dei poveri – ha sottolineato Nozza – non deve essere delegato a qualcuno ma deve porsi al centro di una realtà che ha bisogno di essere provocata dalla presenza dei poveri, per scegliere stili di vita il più possibile sobri e solidali. Guardando fuori dalla finestra è possibile cogliere voci e volti che il territorio esprime».