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Nella storia di Capolona l’incontro fra fede e civiltà.

ll territorio di Capolona attraverso i secoli» fu stampato per la prima volta nel 1975, oltre trentacinque anni fa. Il volume ha avuto altre due edizioni, l’ultima a cura del comune di Capolona nel 2003. Il libro continua ancora oggi a essere molto richiesto da appassionati di storia locale e dalla gente comune. Fra le tante pubblicazioni d’interesse locale che spesso passano inosservate, quest’opera può essere considerata per il territorio aretino «un piccolo evento editoriale». La ragione sta nel fatto che per la prima volta viene condotta una ricerca sistematica e scrupolosa sul basso Casentino, un’area largamente trascurata anche dagli specialisti di storia locale.L’autore Pier Antonio Soderi – come lo presentò Alberto Fatucchi nel lontano 1975 – «non è né uno storico, né uno studioso di professione. La sua attività professionale è di funzionario di un ente autonomo». Ma è proprio da queste figure animate dal desiderio di conoscere ogni angolo, ogni pietra, ogni minuscola comunità umana con la loro storia e le loro tradizioni, che maturano ricerche rigorose scientificamente e nel contempo divulgative. Lavori destinati non ai soli circoli accademici, bensì al comune lettore curioso e desideroso di conoscere uno spaccato della nostra terra attraverso una lettura accessibile e accattivante.Il territorio di Capolona si estende sulle pendici meridionali del Pratomagno, nella zona di passaggio fra il Casentino e il Valdarno. Fu abitato e dominato da Liguri, Etruschi, Romani e Longobardi. Un castello costruito in epoca longobarda – ancora oggi raffigurato nello stemma del Comune – garantiva l’inespugnabilità del suo territorio. Per questo fu denominato «Campus Leonis», poi Campoleone e ancora Cappoloni fino ad arrivare al nome attuale di Capolona.Agli albori del cristianesimo, intorno al IV e VI secolo, sorsero nel territorio numerose Pievi tuttora esistenti o di cui restano solo tracce, come la Pieve San Giovanni in Sulpiciano, San Martino sopr’Arno, Santa Maria di Sietina. In epoca feudale, intorno all’anno Mille, con il fenomeno dell’incastellamento nacquero vari centri abitati; per alcuni rimane adesso qualche decadente rudere, altri si sono invece estesi tanto da diventare veri paesi come Castelluccio.Nel periodo medievale il territorio di Capolona si sviluppò soprattutto nella zona sud-ovest. L’area ai piedi della collina era protetta da due castelli chiamati Castelluccio e Castellaccio. Qui vi fu edificato il castello di Campoleone e a fianco un’abbazia. L’abbazia fu affidata ad alcuni monaci benedettini che avevano lasciato Montecassino in seguito a disaccordi con il proprio abate. La dedicarono a San Gennaro. Per alcuni secoli l’abbazia di San Gennaro ebbe lustro e potenza, poi nel XIII secolo decadde e il centro del territorio di Capolona si spostò più a nord, dove oggi si trova il centro capoluogo.Antonio Soderi, attraverso la sua opera, ci accompagna in ogni minuscola località. Lo fa con dovizia di particolari e belle immagini. Luoghi che in epoche passate ebbero vita autonoma e propri statuti come Belfiore o Bibbiano. O abitati come Pieve San Giovanni, con appunto la sua antica Pieve, di cui viene ricordato il pievano Carlo Landi, uno dei più brillanti poeti del suo tempo, nato a Talla nel 1712 e pievano a San Giovanni dal 1740. Il medico e poeta Lorenzo Pignotti nella sua novella Le burle del diavolo – come ci ricorda Soderi – lo definì «un prete a Febo caro, che già cantò la vita di un pievano, con tosco stile, il più purgato e raro; uno dei più bei spiriti e più dotti che il fertil Casentino abbia prodotti».Uno spirito fertile e dotto che con piacere ritroviamo anche in Pier Antonio Soderi proprio attraverso la sua felice opera su Capolona, a cui anche la curata veste editoriale ora reperibile rende omaggio. di Alessandro Gambassi