Pisa

NEL SEGNO DELLA SPERANZA

di Antonio Cecconi (vicario generale)

Se il commiato da Mons. Plotti è avvenuto nel segno della gratitudine e della riconoscenza, l’accoglienza di Mons. Benotto avviene nel segno della speranza. Cioè della virtù cristiana che rischia talora di restare in sottordine rispetto alla fede e alla carità e che invece è proprio la forza che spinge in avanti la Chiesa verso l’orizzonte del Regno di Dio.La speranza nella quale e attraverso la quale siamo stati salvati, come ci ha ricordato Benedetto XVI nella sua recente poderosa lettera enciclica. La speranza che ha fatto da filo conduttore alle Chiese italiane nel Convegno ecclesiale di Verona e nelle successive mete pastorali. La speranza che potrebbe andare in crisi se dubitassimo della presenza in mezzo a noi del Signore Risorto, come i due discepoli che, lasciata Gerusalemme, erano in cammino verso Emmaus dicendo: «Noi speravamo…».Sperare è un verbo che non si può coniugare al passato, si spera guardando avanti, perché si è certi di avere un futuro che ci aspetta e per il quale si è disposti a rimboccarci le mani, a metterci la testa e il cuore. È quanto la Chiesa pisana è chiamata a fare e intende fare accogliendo il nuovo Arcivescovo. Il pastore che il Santo Padre ci invia è «nuovo» ma ci è già familiare e amico, ha maturato nella nostra Chiesa la sua vocazione e l’ha servita per trent’anni prima della consacrazione episcopale con la nomina a Vescovo di Tivoli. Sappiamo che lascia una Diocesi che ha amato e lo ha amato, per la quale si è speso con la generosità e la chiarezza che lo contraddistinguono. Adesso in questa Chiesa pisana di cui è figlio, nella comunità dei credenti tra cui è cresciuto come fratello, ritorna come padre e maestro a confermarci nella fede apostolica, ad assicurare per noi i doni dello Spirito, a radunarci nella carità del Vangelo, a dare impulso alla nostra testimonianza nel mondo. Siamo Chiesa in cammino, con le attese e le fatiche di ogni itinerario da fare insieme. Viviamo un tempo di cambiamenti, che riguardano tanto il tessuto umano e sociale quanto, inevitabilmente, gli assetti ecclesiali. Prima della progettualità e dell’organizzazione applicate alla pastorale, c’è bisogno di quell’intelligenza che scaturisce dall’ascolto orante della Parola. La diminuzione del clero (circa cinquanta preti in meno negli ultimi venti anni), le esigenze della nuova evangelizzazione, le sfide della secolarizzazione, la diversificazione dei percorsi di fede sono realtà che interpellano ciascuna delle nostre parrocchie e l’insieme della comunità diocesana.La realtà sociale e lo stesso modo di abitare il territorio sono in evoluzione. Molte famiglie si trovano spiazzata da inedite domande sul piano educativo, insidiate da forme diverse di fragilità, carenti di supporti socioassistenziali. La convivenza civile oscilla tra il bisogno di partecipazione e la scorciatoia di parzialità provvisoriamente appaganti.Come gli apostoli Pietro e Giovanni di fronte allo storpio che chiedeva un aiuto materiale alla porta del tempio di Gerusalemme, la Chiesa non ha da dare alla società né oro né argento, ma annunciare nel nome di Gesù Cristo a ogni persona la possibilità di rimettersi in piedi per camminare, saltare di gioia e lodare il Signore. La successione apostolica dà al Vescovo questo preciso «potere», da spendere al servizio dell’intera comunità. Animati da questa certezza di fede, attendiamo con gioia Mons. Giovanni Paolo Benotto. Il calore e l’affetto con cui domenica scorsa abbiamo salutato Mons. Alessandro Plotti attestano, al di là del forte coinvolgimento emotivo, la passione del nostro popolo per il Vangelo. Con lo stesso entusiasmo e con fiduciosa speranza accogliamo il nuovo Arcivescovo, per condividere con Lui l’avventura missionaria della nuova stagione che si apre per questa nostra Chiesa.