Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Nel museo che racconta Cortona i segreti sulle «tombe» etrusche.

Il Maec, il museo dell’accademia etrusca e della città di Cortona, è ormai una realtà. Il nuovo allestimento ha arricchito il complesso museale di sei nuove sale espositive con reperti che descrivono le fasi più antiche della storia di Cortona, compresi gli straordinari rinvenimenti di età arcaica dei circoli tombali del Sodo, integrando al tempo stesso le sale già aperte al pubblico con eccezionali nuovi apporti, fra cui i calchi della stipe votiva di Brolio.L’adozione di grandi vetrate consente di leggere la storia dell’edificio e di seguire il filo narrativo del racconto espositivo, che risponde a criteri tematici e cronologici, con un’attenzione costante ai contesti antichi di rinvenimento. Le grandi pareti trasparenti incorporano un sistema di comunicazione tradizionale e multimediale in italiano e inglese, integrato da plastici, ricostruzioni e pannelli braille che lo rendono unico nel panorama toscano e con pochissimi confronti in campo nazionale.Le sale del Maec ripercorrono la storia di Cortona partendo dal «paleoambiente» della Valdichiana. Accoglie il visitatore una selezione di fossili recuperati nei depositi pleistocenici del bacino della valle, nei dintorni di Farneta, tra il 1968 e il 1979. Si procede poi con la preistoria e la formazione dell’insediamento. In questa sezione sono esposte punte di frecce dell’età del rame oltre a calchi di materiali litici e selci provenienti da Sant’Egidio, dall’Ossaia, da Battifolle. Altri frammenti quali contenitori per derrate alimentari, ciotole e scodelle provenienti dagli scavi di via Vagnotti testimoniano l’esistenza di un primo insediamento umano in Cortona fin dall’età del ferro. Nella sala della carta del territorio, è presente una videoproiezione interattiva dei principali monumenti dell’antico territorio cortonese, mentre fonti letterarie desunte da passi di antichi scrittori menzionano Cortona e i suoi mitici fondatori, come Erodono, Dionisio di Alicarnasso, Virgilio, Silio Italico.Di eccezionale importanza sono i tumuli I e II del Sodo, con esposizioni di oggetti provenienti dalle sepolture arcaiche del Sodo rinvenuti negli ultimi decenni e databili tra la fine del settimo e la prima metà del sesto secolo avanti Cristo: corredi vascolari in impasto, bucchero e ceramica etrusco-corinzia, insieme ad utensili, armi in ferro e oggetti di ornamento personale che, per la grande varietà di forme e decorazioni, consentono di ipotizzare un quadro molto articolato dei rapporti della società cortonese con i centri etruschi limitrofi, rivelando assonanze e affinità con prodotti dell’Etruria meridionale e settentrionale.La «Cortona dei Principes» presenta l’oreficeria e agli altri oggetti preziosi rinvenuti nelle tombe gentilizie del Sodo, testimonianza di ricchezza e della raffinata eleganza dei «principes» del periodo arcaico cortonese. Esposti nel Museo archeologico di Firenze fino al 1966, hanno finalmente un’adeguata valorizzazione i corredi del tumulo etrusco di Camucia, detto «Tomba Francois», dal nome dell’archeologo francese che la scoprì nel 1854.Attraverso i corredi delle tombe etrusche di Forano, Bettolle, Fabbrecce e Trestina, località limitrofe al territorio cortonese si intuisce quello che poteva essere la sfera d’influenza della città, mentre oggetti provenienti dalla porta bifora e dagli scavi dei Vivai e di via Capitini a Camucia testimoniano la pratica dell’auspicium e di altri riti arcaici in uso presso gli etruschi.Molto interessante la «Tabula cortonensis», un reperto in bronzo ritrovato nel corso di scavi edilizi nella zona di Camucia; è probabilmente una formula di contratto e presenta un lungo testo con numerosi vocaboli finora sconosciuti. Importanti anche le integrazioni di reperti di epoca ellenistica grazie alle urne della collezione Sergardi, e ampio spazio è dedicato a reperti di epoca romana della Tufa di Ossaia rinvenuti nella campagna di scavo nel periodo 2005-2008 all’Ossaia.Il nuovo allestimento museografico, curato dagli architetti Giovanni Longobardi e Andrea Mandara, ha fatto sì che la soprintendenza per i beni archeologici della Toscana affidasse definitivamente a Cortona tutti i materiali già conservati a Firenze e quelli restituiti dagli scavi negli ultimi decenni agevolando la riuscita di un progetto scientifico che pone il Maec al secondo posto per dimensioni tra i musei archeologici della Toscana.di Benito Chiarabolli