Toscana
Nel «Cortile dei Gentili» un’economia dal volto umano
Il “Cortile dei Gentili” è l’iniziativa nata da un’indicazione di Benedetto XVI e poi sviluppata e promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, guidato dal cardinale Gianfranco Ravasi, con l’obiettivo di creare e alimentare uno spazio neutrale di incontro tra credenti e non. Il nome deriva dall’antico Tempio di Gerusalemme al quale tutti potevano accedere con libertà, indipendentemente dalla cultura, dalla lingua o dall’orientamento religioso.
A Firenze il «Cortile dei Gentili» torna come spazio di incontro e di confronto dentro una città, una storia e una tradizione, in cui personalità credenti e non credenti di alto profilo culturale hanno percorso insieme una strada di reciproco rispetto e di ricerca comune. Il 17 ottobre del 2011 Palazzo Vecchio aveva già ospitato una prima edizione del Cortile dei Gentili dedicata al tema «Umanesimo e bellezza, ieri e oggi» che aveva visto protagonisti Moni Ovadia, Sergio Givone, Erri De Luca e Antonio Paolucci.
Il programma del convegno di venerdì prossimo è stato presentato dal responsabile dell’ufficio cultura della diocesi don Alfredo Jacopozzi e dal professor Alessio Falorni, docente dell’Università di Firenze, coordinatori del Cortile dei Gentili a Firenze. «Con l’iniziativa di quest’anno vogliamo contribuire al dibattito ancora aperto sulla più importante problematica del momento, ovvero la crisi economica e ciò che si può fare per uscirne. – spiega Falorni. Non affronteremo tanto una prospettiva tecnica, nonostante i relatori che abbiamo chiamato siano alcuni fra i più importanti protagonisti del dibattito stesso; ma intendiamo proporre una lettura antropologica della crisi che riporti, in sintonia con lo spirito del Cortile, l’essere umano al centro dell’analisi. Ovvero proporre “modelli” e “istituzioni” a misura d’uomo, che possano essere propedeutici a ricostruire una economia che risponda alle esigenze dell’essere umano e alla sua ricerca di felicità. Un fine che è sempre stato nelle corde della scienza economica, a partire da quella classica: è nota, ad esempio, la frase di Marshall secondo cui “L’economia non è solo la scienza degli affari, ma anche, E PIU’, una parte del discorso sull’uomo”. Ebbene, troppo spesso, negli ultimi tempi, l’uomo con i suoi bisogni ed aspirazioni è rimasto sullo sfondo degli affari, col risultato che stiamo producendo una società più diseguale, disorientata, e in ultima istanza più infelice»
Il programma
COFFEE BREAK
L’ingresso è libero