Toscana

NEGOZI STORICI, DALLA TUTELA ALLA PROMOZIONE

Non vincoli ma una tutela attiva, che non punti sul singolo negozio o sulla singola attività ma sia in grado di ridare fiato al commercio tradizionale rivitalizzando il tessuto urbano dei centri storici, rendendoli accessibili, vivibili, accoglienti. Questo significa curare viabilità, infrastrutture, urbanistica, trasporti e tutto quanto può servire a valorizzare quelli che vengono definiti centri commerciali naturali. E’ in questo quadro che anche le botteghe e i mercati tradizionali possono trovare nuova linfa vitale e non morire.

Attorno a questi nodi si è svolto stamani il dibattito al convegno organizzato dalla Regione su Negozi e mercati storici e di tradizione: dalla tutela alla promozione. Alla ribalta i problemi evidenziati dai Comuni, dagli operatori commerciali, dalle associazioni di categoria. Fra gli altri i sindaci di Pisa Paolo Fontanelli e di Lucca Pietro Fazzi che nei loro interventi hanno richiamato la questione degli affitti dei fondi commerciali, aumentati nell’ultimo anno, come ha notato anche il presidente di Confesercenti Marco Venturi, anche del 10%. A questo proposito Fontanelli ha ipotizzato nel passaggio di competenze della gestione dei catasti ai Comuni, passaggio previsto ma non ancora attuato, uno strumento per intervenire su questo tema a livello locale.

Il tema delle competenze è stato affrontato un po’ in tutti gli interventi. Lo ha sfiorato anche Pierluigi Bersani, ex ministro e “padre” della riforma del commercio da lui varata nel 1998. “La riforma non è stata un fallimento – ha detto Bersani – e soprattutto non si deve attribuirne il fallimento alle Regioni. Lo spirito della legge, modernizzazione con sviluppo ordinato della grande e media distribuzione e qualificazione dei piccoli esercizi, ha trovato in molti casi il giusto equilibrio; non necessariamente la morte di un settore deve essere la vita dell’altro, dobbiamo trovare una reciprocità programmatica. Della legge si è affermato anche il principio di una progettualità dal basso, che coinvolge prima di tutto i Comuni, i più fedeli lettori di quanto avviene sul territorio. Se vogliamo che il processo di modernizzazione vada avanti, dobbiamo ragionare per progetti, porci degli obiettivi, fissare delle priorità. I centri storici sono una priorità, è necessario che tutti ne prendano atto”.

Oltre alle competenze, che la legge assegna alle Regioni, servono però anche le risorse. Lo ha sottolineato l’assessore al commercio della Regione Toscana Susanna Cenni, stigmatizzando l’assenza di un’azione incisiva a livello nazionale sul commercio. “Se il commercio è competenza delle Regioni – ha detto – ciò non significa che non ci debbano essere delle politiche nazionali. E, viceversa, non si capisce perché, a fronte di una competenza esclusiva sulla materia, alle Regioni non vengano assegnate anche le risorse che, invece, vengono in parte ancora gestite dal ministero”.

Un appello alla collaborazione fra comuni, regioni, associazioni di categoria è venuta un po’ da tutti i presenti alla tavola rotonda; in particolare dagli operatori commerciali è stata ribadita la necessità di politiche integrate: una migliore infrastrutturazione dei centri storici, una normativa meno rigida in materia di igiene, misure più efficaci contro traffico ed inquinamento, contenimento del caro affitti anche per arginare l'”invasione” dei franchising, unici in grado di sostenere spese che risultano invece troppo elevate per i piccoli commercianti. A tal proposito è stata sollecitata l’apertura di un confronto con i rappresentanti dei proprietari immobiliari. (cs-im/bc)