Cultura & Società
Nazareno Taddei, il padre della Messa in tv
Emiliano di nascita (era nato a Bardi in provincia di Parma il 5 giugno 1920), trentino d’adozione, di formazione giovanile e di spirito, padre Taddei era salito agli onori della cronaca soprattutto per la sua amicizia con registi come Fellini, Pasolini e Blasetti, ma soprattutto per essere stato mandato in esilio, nel 1960, a causa di una recensione favorevole a La dolce vita.
Presentandosi per la prima volta in internet, il 4 dicembre 1995 giorno d’avvio delle sue prediche in rete, disse di essere «il gesuita Nazareno Taddei, non più giovanissimo (almeno di età), che forse l’avrete letto sui giornali è stato mandato letteralmente in esilio ai tempi de La dolce vita di Fellini per aver interpretato positivamente il film, pur con tutte le riserve che meritava; e che si è fatto un sacco di nemici tra i cattolici per essere stato amico di Pasolini, discutendo però anche animatamente con lui quello che andava discusso».
Incomprensioni svanite del tutto, il 24 novembre scorso, presso il Monastero di Santa Scolastica a Subiaco, poco sotto il Sacro Speco, quando, in una suggestiva atmosfera benedettina, era stato consegnato a padre Taddei il Premio speciale «Robert Bresson» dell’Ente dello Spettacolo «per l’impegno profuso, per oltre mezzo secolo, nell’ambito delle comunicazioni sociali e in particolare della televisione e del cinema». A consegnarlo un suo ex allievo: monsignor Francesco Cacucci, attuale arcivescovo di Bari-Bitonto. E con lui, monsignor Dario Viganò e il professor Francesco Casetti.
Autore di una «Teoria della comunicazione di massa» e delle metodologie della «Lettura strutturale» (per un approccio critico ai media) e della «Strategia dell’algoritmo contornuale» (per le nuove forme di comunicazione), Taddei aveva fondato e presieduto il Centro internazionale dello spettacolo e della comunicazione sociale, con sede prima a Roma e poi a La Spezia. Docente universitario, autore di numerosi libri e saggi, aveva tenuto corsi in varie parti del mondo. Consulente di noti registi, aveva creato e diretto per 8 anni le trasmissioni religiose della Rai curando la regia delle prime Messe in tv.
L’ultima uscita pubblica, Taddei l’aveva dedicata ai suoi allievi e al «suo» Papa con il convegno annuale, nel febbraio scorso, intitolato a «Papa Wojtyla e la nuova cultura massmediale» convinto di aver trovato nell’articolo 37 della Redemptoris Missio la più autorevole conferma alle sue teorie sui mass media: «L’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso Questa nuova cultura nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici Non basta usare i mass media per diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio cristiano in questa nuova cultura».