Italia

Natalità: Istat, nel 2015 meno di 500mila nascite. Aumentano i figli fuori dal matrimonio

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel report «Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2015», diffuso oggi dall’Istituto di ricerca statistica, secondo cui il calo delle nascite, è dovuto non solo al fatto che «le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e hanno una propensione sempre più bassa ad avere figli» ma anche al «minor numero di matrimoni tra il 2008 e il 2015: in quest’ultimo anno sono stati solo 346.169 (quasi 120mila in meno negli ultimi 7 anni)». «Il calo – prosegue l’Istat – è attribuibile principalmente alle coppie di genitori entrambi italiani» che nel 2015 hanno messo al mondo 385.014 figli, oltre 95mila in meno negli ultimi 7 anni). In aumento, invece, i nati da genitori non coniugati (quasi 140mila nel 2015), la cui incidenza continua a crescere (circa 1000 in più rispetto al 2014): «Il loro peso relativo – si legge – è più che triplicato dal 1995 raggiungendo il 28,7% nel 2015», percentuale che al Centro-Nord sale al 31%. Per quanto riguarda i nomi scelti, Francesco si conferma al primo posto (8.763 bambini) proseguendo la tendenza iniziata nel 2013, anno dell’elezione di Papa Francesco. Al secondo posto Alessandro e al terzo Mattia. Per le bambine Sofia (7.191) si conferma al primo posto, seguito da Aurora e Giulia.

L’8,3% dei nati in Italia nel 2015 ha una madre di almeno 40 anni, mentre il 10,3% è stato messo al mondo da una under 25. «La posticipazione della maternità – si osserva – è molto accentuata per le madri italiane: il 9,3% ha più di 40 anni, quota che supera quella delle madri under 25 (8,2%)». «Il fenomeno è in atto dalla metà degli anni ’70 e spiega la denatalità osservata fino alla metà degli anni ’90», prosegue l’Istat, evidenziando che «successivamente si è registrato un parziale recupero delle nascite precedentemente rinviate, in particolare da parte delle baby-boomers, che si è tradotto in un progressivo aumento dei nati da madri over35, soprattutto al Nord e al Centro». «L’età mediana al primo figlio è cresciuta notevolmente di generazione in generazione su tutto il territorio nazionale – continua il report – ma se le donne nate nel 1950 mostravano un calendario piuttosto omogeneo (circa 24 anni), per le generazioni più giovani si vanno delineando significative differenze territoriali». Infatti per la generazione del 1970, l’età mediana al primo figlio si attesta intorno ai 31 anni per il Centro-Nord mentre nel Mezzogiorno è di poco superiore ai 27 anni. Insomma, «ancora oggi esistono ‘due Italie’ per quanto riguarda le strategie riproduttive». Circa una donna su 4 al Nord non ha figli, mentre al Centro è poco più di una su cinque per la generazione del 1970, il 30% al Nord e il 24% al Centro hanno un solo figlio. Molto più bassa, per quanto in aumento, la percentuale di donne che nel Mezzogiorno non hanno figli, (meno del 20% per le nate nel 1970), nello stesso tempo il modello con due figli è il più frequente al Sud, con il 71% delle donne nate nel 1970.

È proseguita anche nel 2015 la diminuzione della fecondità in Italia, in atto dal 2010. Un fenomeno che coinvolge sempre più anche i genitori stranieri. Nell’ultimo anno il numero medio di figli per donna è sceso a 1,35 (1,46 nel 2010) con una riduzione per le italiane (in media 1,27 figli nel 2015 contro 1,34 nel 2010), e un crollo per le donne straniere (1,94 a fronte di 2,43 di 5 anni prima). «Continua il calo dei nati da genitori entrambi stranieri», rileva l’Istat: nel 2015 scendono a 72.096 (quasi 3mila in meno rispetto al 2014) facendo registrare anche una flessione sul totale delle nascite (pari al 14,8%). Non solo: «per il secondo anno consecutivo – prosegue l’Istat – scende il numero di nati con almeno un genitore straniero: sono quasi 101mila nel 2015, pari al 20,7% del totale dei nati a livello medio nazionale». Per quanto riguarda la nazionalità, sono di origine rumena le donne che hanno partito più figli nel 2015 (oltre 19mila nati), seguite dalle marocchine, con quasi 12mila, dalle albanesi, con poco più di 9mila e dalle cinesi con 4mila. «Queste quattro comunità – osserva l’Istat – raccolgono il 47% delle nascite da madri straniere residenti in Italia». Da rilevare anche «l’elevata propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) delle comunità maghrebine, cinesi e, più in generale, di tutte le comunità asiatiche e africane» rispetto a ciò che avviene per «le donne ucraine, polacche, moldave, russe e cubane», le quali «mostrano un’accentuata propensione ad avere figli con partner italiani più che con connazionali».