Lettere in redazione
Natale, «sì» o «no» all’albero in chiesa?
Mentre va dissacrandosi la celebrazione del Natale con l’abete addobbato che sostituisce il presepio, condivido tutta l’amarezza di chi disapprova tale nordica usanza. Quello però che mi ha più rattristato è l’aver visto, il giorno di Natale, in una chiesa toscana un grande albero illuminato che soverchiava un minuscolo Gesù neonato, di fronte all’altare. D’altra parte,direbbe Manzoni, «così va il mondo». Quindi lasciamo che i parroci si adeguino al simbolo consumistico dell’albero piuttosto che continuare ad esaltare, con il presepio, un «poveraccio» che volle nascere in una stalla.
Carissimo Jardella, io non sarei così drastico. Mi spiego: niente deve passare avanti al presepe, ma ciò non toglie che si possa dare, nella giusta proporzione, spazio anche all’albero di Natale. Del resto lo fa anche il Papa in piazza San Pietro. L’importante è che l’albero non sia inteso come simbolo consumistico, bensì come simbolo della vita, della festa, della gioia per la nascita del Salvatore.
Pensiamo anche ai bambini che in questi giorni frequentano le nostre chiese e che in qualche modo possono vedere la chiesa come la casa (nella speranza che poi vedano la casa come una piccola chiesa). L’albero in questo senso potrebbe avere un effetto propedeutico. Fuori ovviamente da ogni ipocrisia perché il Natale non è quello delle luci, ma quello del «poveraccio», come lo chiama lei, che volle nascere in una stalla per la salvezza dell’umanità. Da qui la vera gioia, che non ha bisogno di segni esteriori e che va comunicata prima di tutto a coloro (penso soprattutto a chi è solo o malato) per i quali il Natale rischia di non essere il giorno della gioia, anzi: di diventare un giorno ancora più triste degli altri.
Andrea Fagioli