Prato
Natale, Nerbini (Prato): “Creare nuove condizioni di vita e recuperare la gioia del vivere”
Il messaggio di auguri per Natale del vescovo di Prato Giovanni Nerbini
La notte di Natale proclameremo un testo di Isaia che descrive la situazione di Israele dell’ottavo secolo a.C. nella quale dominano le guerre tra vari stati – è soprattutto la superpotenza dell’Assiria che spadroneggia – ed una grande instabilità, che porteranno alla distruzione del regno di Israele nel 722. Doveva essere un clima di incertezza e timore diffuso, non difforme da quello che viviamo oggi, dopo quasi tre millenni trascorsi. E il profeta proclama: «il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Il messaggio anche per noi è forte. Come non riconoscere che quello che accade è il frutto guasto di scelte politiche di noi umani? Ci rendiamo conto, ma lo percepiscono soprattutto i bambini ed i giovani che non si tratta di correggere qualche piccolo errore ma è l’intero sistema che è profondamente malato.
È malato il «lavoro» e non c’è bisogno di specificazioni ulteriori, le relazioni fra gli stati, fra le comunità etniche. Non si riesce più a dialogare per cercare soluzioni ai problemi. Anche nelle famiglie si riscontrano tantissime fatiche e intorno si percepisce un clima di sospetto, tensione, aggressività, che spesso sfocia in violenza. Abbiamo riposto tutta la nostra fiducia e quindi anche il nostro futuro nella ricchezza, nella tecnologia, in una parola nelle umane risorse, constatando con amarezza che l’uomo con la sua intelligenza scopre ed inventa nuove possibilità, ma non sa darsi un vero benessere né la pace.
Il Giubileo della speranza che si apre fra qualche giorno, si unisce alla festa del Natale, quella vera, non commerciale e consumistica, per dirci che solo Dio può riempire il cuore dell’uomo e solo Dio può guidarlo a riconciliarsi con se stesso, con i fratelli, con il creato intero, animali e piante che come noi subiscono le conseguenze di scelte sbagliate, a riconoscere la strada del vero progresso.
Nel Vangelo della terza domenica di Avvento le folle pongono una domanda cruciale al Battista: «Che cosa dobbiamo fare?». Il mio augurio natalizio è questo: che sappiamo interrogarci serenamente e seriamente, aprirci alla verità e bontà del Vangelo di Gesù. Abbiamo bisogno di rimetterci fermi, in silenzio, in atteggiamento contemplativo di fronte al presepe, per capire cosa ha fatto questo Dio che è venuto in mezzo a noi, affinché il vuoto, la fragilità, le pochezze dell’uomo, trovassero nel suo amore un senso profondo.
Questo ci permetterà di cambiare da subito e dal basso quello che è possibile e necessario per creare nuove condizioni di vita e recuperare la gioia del vivere. Sarà proprio a partire da un radicale e generalizzato cambiamento che potremo sperare la fine di tutte le ingiustizie e le guerre.
Giovanni Nerbini, Vescovo di Prato