Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Natale fra la crisi, Natale di speranza.

Carissimi fratelli e sorelle, «rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo». Al termine del tempo liturgico dell’Avvento, la Chiesa si prepara a celebrare il Natale del Signore. Siamo pervasi di gioia per la presenza di Cristo, luce del mondo, che è entrato realmente nella storia ed è divenuto fonte di bene, di pace e di salvezza. Il Figlio di Dio si è incarnato, Egli è in mezzo a noi: come ci ha esortato in questi giorni il Papa Benedetto XVI, «apriamo gli occhi del nostro cuore per vedere la sua luce e per introdurci nel fiume della luce».Nelle settimane di Avvento abbiamo celebrato la presenza del Signore, ma anche l’attesa del suo ritorno glorioso, alla fine dei tempi, per instaurare in pienezza il suo regno di giustizia. Questo regno, già presente nella Chiesa, è ancora insidiato dalle potenze del male, anche se esse sono già state vinte dalla Pasqua di Cristo. Sino al suo ritorno, il mondo, e anche la comunità dei credenti, portano i segni del male, del peccato e della morte. Perciò abbiamo atteso il Natale pregando con insistenza: «Vieni, Signore». Vieni, Signore e porta luce, pace e giustizia al mondo; vieni, Signore a rischiarare quelli che vivono nelle tenebre, a risanare coloro che sono malati, a redimere coloro che vivono nell’ingiustizia. Vieni, Signore e illumina i nostri cuori, perché siamo testimoni credibili della verità e della speranza. E talvolta proprio la speranza si inaridisce nelle nostre famiglie che risentono dell’odierna perdita di valori. L’infedeltà, gli abbandoni e le separazioni si ripercuotono sui figli che rischiano di vivere con il timore della perdita dei genitori e di riferimenti sicuri.Carissimi amici, riscopriamoci, particolarmente in questi giorni di difficoltà, come portatori di gioia per il mondo. La notte di Natale ascolteremo un brano della lettera di san Paolo a Tito, nella quale l’Apostolo afferma che «è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà». Accogliamo nella nostra vita l’invito alla sobrietà, specie in questo momento di grave crisi economica che non risparmia neanche la nostra amata terra. Dio si è fatto uomo in un luogo di povertà. E oggi, purtroppo, i luoghi del bisogno sono sempre più anche le case delle nostre famiglie. Case in cui manca il lavoro, in cui non ci sono i soldi sufficienti per arrivare alla fine del mese e per far studiare i figli, in cui i mutui o gli affitti diventano un ostacolo invalicabile.Come pastore, mi sento preoccupato di quanto sta avvenendo nella diocesi. La crisi di cui già avevo accennato nella lettera dedicata al mondo del lavoro al termine della visita pastorale nella città di Arezzo si è aggravata in queste settimane e ha investito larga parte del comparto produttivo locale. Con la fine dell’anno, numerose aziende della nostra provincia vedranno diminuire gli ordinativi e si prevede una riduzione della manodopera attraverso il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato. In altre imprese sono state programmate ferie forzate, mentre in altre ancora si ricorrerà alla cassa integrazione che ha raggiunto livelli preoccupanti nell’intera zona. Le conseguenze sono allarmanti e riguardano tutte le fasce sociali: dai giovani che sono i principali soggetti su cui ricade la precarietà degli impieghi, agli anziani che fanno fatica a far quadrare i conti con le loro pensioni, fino appunto alle famiglie che vivono già il disagio di salari non in grado di garantire un dignitoso tenore di vita. Sulla nostra provincia incombe anche lo spettro della disoccupazione che si aggiunge a un nuovo fenomeno: la perdita della casa acquistata con fatica ricorrendo ad un mutuo o a prestiti alle cui rate adesso non si riesce a far fronte. Un pensiero va anche agli imprenditori locali che si stanno confrontando con una grave congiuntura negativa e corrono non pochi rischi anche di natura personale.Come comunità cristiana, siamo vicini a chi è toccato da questi cambiamenti. Di fronte ad una fase così delicata, il «fattore» decisivo è ancora una volta l’uomo che deve restare il vero protagonista dell’agire sociale. In quest’ottica è opportuno immaginare nuove forme di solidarietà. Quanto più profonde sono le trasformazioni, tanto più decisivo deve essere l’impegno dell’intelligenza e della volontà a tutelare i più deboli e le famiglie. Un ruolo di primo piano viene assunto dalle istituzioni che sono chiamate ad attuare azioni capaci di giovare alla crescita della persona, della società e del bene comune. Inoltre è importante che tutti coloro che hanno ruoli di responsabilità si sentano sollecitati a suggerire linee per guidare il cambiamento nel senso più favorevole alla nostra terra.Fratelli e sorelle, questi giorni di difficoltà ci convincono che ciò sul quale spesso si appuntano le nostre attese o addirittura le nostre certezza è effimero; apriamo perciò i nostri occhi per vedere le meraviglie che il Signore ha compiuto in mezzo a noi; fidiamoci della sua promessa di salvezza e invochiamolo incessantemente: Maranathà, vieni, Signore Gesù!Gualtiero Bassetti, vescovo