Toscana

Natale a Ombaci. Il racconto di un missionario fiorentino in Uganda

Anche quest’anno (e forse per l’ultima volta) ho avuto la gioia di passare il Natale alla mia vecchia missione d’Ombaci dove l’entusiasmo dei cristiani resta quello travolgente di sempre. I tre giorni prima di Natale i padri hanno visitato le sei zone della Parrocchia per la Penitensya (confessione). Abbiamo sempre folle interminabili che vengono. Man mano che si forma un gruppetto di un centinaio (o più) di persone, i catechisti li raccolgono per la preparazione ed un po’ di preghiera. Poi ogni gruppo viene in chiesa dove ci sono i padri, per la celebrazione del sacramento.

E’ sempre interessante vedere la serietà e la preparazione con cui la gente viene a purificarsi. Mi colpisce sempre specialmente la serietà e la dolcezza dei bambini che spesso dopo l’assoluzione ringraziano. Da parte mia quell’imposizione delle mani che è l’invocazione dello Spirito la faccio diventare per loro una strigliatina dei bei capelli crispi. Penso che lo Spirito passi comunque e questo gesto semplice di amicizia fa ogni volta illuminare i volti dei bimbi con un largo sorriso che va da orecchio a orecchio.

La Domenica prima di Natale mi sono recato per la Messa nella cappella di Onjoro. Il parroco non era riuscito ad andarci per un bel po’ di Domeniche, col risultato che ho trovato una piccola squadra di bambini da battezzare: 36! Appena ho visto le mamme pronte per la processione d’ingresso ho esclamato che non sarei sopravvissuto a tanti battesimi. La gente ha fatto una bella risata. Ogni gesto viene seguito dalla comunità con grande attenzione e fede. Sanno bene che dai sacramenti dipende la vita della loro comunità.

Quando posso preferisco iniziare la celebrazione del battesimo all’esterno della chiesa col rito di accoglienza, durante il quale si domanda il nome del piccolo e si domanda ai genitori e agli sponsors un’effettiva disponibilità ad educare il piccolo nella fede in Gesù Cristo e nella Sua Chiesa. Fatto questo si accolgono i bambini e si segnano con la croce sulla fronte. Quando posso domando non solo ai genitori, ma anche ai catechisti e a qualche cristiano di fare altrettanto. Poi si entra in chiesa con un canto di festa.

Certo l’Avvento non è il tempo più opportuno per grandi celebrazioni, ma in missione dove i preti sono pochi… bisogna fare di necessità virtù! Durante la Messa ho cercato di spiegare passo per passo quello che facevamo. La celebrazione del battesimo è sempre una grande occasione di catechesi. Il primo passo è l’unzione dei catecumeni. Non si tratta ancora di sacramento vero e proprio, ma è comunque un passo che riveste un significato profondissimo qui in Africa. Succede di frequente che quando uno si ammala lo si porti dal medico tradizionale (se non dallo stregone…) e la prima cosa che viene fatta è quella di ungere il corpo (a volte completamente) con olio (spesso olio bruciato di motore..). A volte il corpo viene anche tagliuzzato per fare uscire il sangue cattivo. L’unzione è così immediatamente legata alla guarigione, alla medicina. Quale occasione migliore per parlare di Cristo come il vero custode del nostro essere, corpo compreso? Dunque in futuro non ci sarà più nessun bisogno di andare dallo stregone. Cristo basta e avanza pure! E quando ungo i bambini non faccio certo economia di olio. Il segno deve essere visibile ed io ne approfitto per rosolare il bambino ben bene da tutte le parti. I genitori assistono a bocca aperta, in silenzio, consci di ciò che si sta facendo. Il problema spesso è di capire dove finisce il bambino e comincia la mammella della mamma, visto che il modo migliore per far star buoni i bambini è sempre quello di farli poppare.

In questo come in tutti i passi successivi la comunità e pienamente coinvolta. Un momento particolarmente suggestivo è, verso la fine del rito, quando i piccoli vengono spogliati e rivestiti di un abito nuovo non sempre bianco- segno di ciò che sono diventati. Ai genitori viene poi chiesto di accendere un lume al cero pasquale sorretto dal catechista che è la vera luce di ogni cappella.

Anche qui fa impressione vedere questi giovanottoni (o magari dei babbi ancora sbarbatelli) avvicinarsi al cero e camminare col lume acceso, con tanta attenzione. Quella stessa Domenica il vecchio catechista, Giona, avrebbe salutato la comunità e il nuovo, Beppino faceva il suo ingresso. Anche questo è stato un motivo di festa e di celebrazione dei catechisti, queste persone stupende che di fatto si sobbarcano la maggior parte del lavoro apostolico. Durante le celebrazioni è bello vedere la gente che si muove con le loro offerte formando spontaneamente una processione come da noi generalmente si fa per la Comunione. L’offertorio così, da noi, porta via un sacco di tempo, ma cosa sarebbe la Consacrazione senza un vero Offertorio? Senza che pane e vino, ma anche soldi, uova, sorgo fossero portati realmente dalla gente?

LA VEGLIA DI NATALECome si fa ormai da quattro anni, visto che in West Nile si è in pace, verso le 7.00 ci siamo ritrovati davanti alla chiesa parrocchiale per i carrols, i canti natalizi, e la recita. I bambini sono sempre i primi ad arrivare, attirati anche dalla luce splendente (potete immaginarvi due lampadine da 100 W per un grande piazzale.). Ma siccome la luce si vede una volta all’anno e solo per Natale. I canti sono sempre belli e per l’occasione ne vengono sempre composti di nuovi. Si tratta di una specie di competizione, giacché i cori di ogni enyati, clan, presentando i canti uno per volta cercano di far fare più bella figura possibile alla gente che rappresentano. La gente, spontaneamente, si associa al loro canto. Questo è pressappoco fatto alla stessa ora in tutte le nostre 20 cappelle. Dopo i canti, la recita. Qui non si può certo dire che i ‘registì dimostrino grande fantasia, dato che ogni anno la trama è sempre la stessa: Annunciazione, Visitazione, il viaggio a Betlehem, la Nascita di Gesù e la visita dei Magi.

Grazie a Dio, però, gli africani sono attori nati e allora tutto diventa vivo e.. sempre diverso! Anche se la gente ci ha riso tanto, la nota per me più significativa di quest’anno è stata la bellissima figura di Elisabetta (al secolo. Angelina, una bravissima cristiana). Con la sua voce potente non finiva più di esclamare con stupore Marrria, Marrria (con la erre vibrante del logbara), alternando le frasi riportate dal Vangelo. Davvero mi ha fatto sentire (con la pelle d’oca) lo stupore di questa donna anziana che accoglieva il Vangelo di Dio, il bambino che Maria portava in grembo. Forse anche tutti noi al suo posto avremmo continuato a gridare stupiti: Marrria, Marrria! Quello che fa sempre tanto ridere la gente è invece soprattutto l’angelo zampettante che annuncia la buona novella alla Madre e il cammino di Maria incinta verso Betlemme. Madre che ogni tanto si accascia dolorante usando espressioni logbara che io non capisco affatto, ma che sono quelle VERE, e perciò molto toccanti. Anche le pecore dei pastori che non la finiscono più di belare fanno sbellicare i bambini. Mai viste pecore tanto importanti da salire sul palcoscenico… E i bambini si crepano dalle risate. Bisogna anche dire che il S. Giuseppe di turno quest’anno era davvero organizzato, visto che ogni tanto rinfrescava la Madonna nientemeno che con un sorso di «FANTA»! E poi. le luci si spengono, si fa un grande silenzio finché ad un tratto un nastro trasmette la voce del bimbo che piange. Allora scoppia spontaneo il fragore di una risata ed un gran battimani.

LA MESSA DI ‘MEZZANOTTÈ ANTICIPATAAlla fine dei Carrols, la folla si e precipitata in chiesa, per fortuna senza incidenti. La Messa e stata bellissima e per l’occasione, dopo tanti anni di progetti e discussioni, si è potuto anche inaugurare il nuovo presbiterio opera, come sempre, del bravissimo Fratel Gusma. Si è trattato, però anche della Messa più movimentata della mia vita. La fede e la partecipazione della gente si poteva toccare con mano. Purtroppo, però, al culmine della celebrazione, durante le parole della consacrazione si son cominciati a sentire passi di corsa e gente che gridava l’allarme (con la mano alla bocca, un pò come gli indiani). Di li a poco, e proprio a fianco della chiesa sono cominciati i colpi di fucile vicini, assordanti.

Il padre Antonio è stato bravissimo a continuare imperterrito la celebrazione. Al suo posto credo che mi sarei fermato dato che non si capiva niente di quello che dicevamo e dato che anche la gente non era certo in vena di ascoltare. Bisogna dire, però, che la sua mossa ha contribuito a dare serenità alla gente che, pure se spaventata non si è messa a scappare in tutte le direzioni. Dopo un pò di tempo è arrivata un’altra scarica e poi un’altra ancora.

Quando è stato il momento per me di recitare la mia parte della preghiera, ho visto come fosse difficile farlo con voce serena, normale. Con un occhio tenevo d’occhio la porta laterale da cui in qualunque momento mi aspettavo di vedere comparire qualcuno col fucile che si sarebbe messo a sparare sulla folla. Per fortuna così non è stato e la gente e stata davvero bravissima a non farsi prendere dal panico. La celebrazione e continuata col Padre Nostro in cui tutti si sono presi per mano danzando oscillando e con la preghiera per la pace pregata, senza dubbio, con tanta convinzione. Naturalmente prima della fine della Messa era necessario dire alla gente ciò che era successo, prima che uscisse di chiesa per tornare a casa.

All’inizio io avevo pensato ad un ladro di biciclette. Succede che qualcuno si approfitti della celebrazione per cercare di rubare. In questi casi le persone che sono incaricate di badare ai.. ‘mezzì, gli scouts, avrebbero dato l’allarme. Il brutto è che poi altra gente si sarebbe messa a correre per agguantare il ladro e suonargliele di santa ragione. Purtroppo in questi casi la gente perde la testa e facilmente ci sarebbe scappato il morto, o comunque al ladro sarebbe passata la voglia di rubare per un bel pezzo, poveretto. Ciò che era successo, invece, e che una macchina pick-up era uscita di strada proprio di fianco alla chiesa. E stato per quello che la gente ha dato l’allarme ed e corsa sulla scena. Nel frattempo anche la polizia di Ombaci e arrivata. Probabilmente la folla voleva dare una lezione all’autista, picchiandolo. Purtroppo certa gente qui guida come matta anche in mezzo alla folla ed ogni tanto qualcuno viene messo sotto. Si può capire allora che la gente non la prenda con tanta calma.

Durante le feste, poi, più frequentemente di altri giorni la e te si ubriaca e forse l’autista era ubriaco dopo tutto.. Oppure la gente si era avvicinata per rubare. Questa e purtroppo una consuetudine vergognosa che quando accada un incidente la gente accora come avvoltoi per depredare il malcapitato che magari è ancora vivo spogliandolo completamente. Qualunque fosse l’intenzione della gente la cosa migliore che la polizia ha tentato di fare era quella di sparare in aria. Naturalmente chi era dentro la Chiesa, però, non sapeva assolutamente cosa stesse succedendo e tutti quei colpi erano, certamente, angoscianti. E meno male che il padre Tocalli, medico e dirigente dell’ospedale di Kalongo, non fosse ad Ombaci quella notte. Era venuto ad Ombaci per riposarsi dalla tensione di vivere costantemente accerchiati sia dai ribelli che dai governativi e sfinito dalle continue sparatorie diurne e. notturne in quella specie di gabbia che e l’ospedale/missione, figurarsi trovarsi nuovamente nel bel mezzo di una sparatoria la notte di Natale. Grazie a Dio tutto è finito in una bolla di sapone (da parte mia ero già certo che qualcuno ci avesse lasciato le penne.) e tutti son potuti tornare a casa in pace. Naturalmente i bambini son stati contentissimi di recarsi sulla scena dell’incidente per vedere il wreckage della macchina che era davvero malridotta. E pensare che di notte da quella strada (pur se principale) non passa più di un’auto ogni due ore (se passa.). Se il tutto fosse accaduto due ore prima certamente nessuno sarebbe venuto né per i carrols né per la Messa. Senza pensarci troppo mi è venuto a mente quanto leggevo sulla esperienza dei cristiani in Nigeria, quando qualche anno fa per difendersi dai musulmani uno dei vescovi aveva autorizzato a celebrare la Messa della Notte, ma. armati. Ricordo del padre che raccontava la sua pena a cantare. pace in terra agli uomini amati dal Signore, controllando con un occhio che il fucile fosse al suo posto sotto l’altare. In un periodo di insorgenza islamica come quella che abbiamo vissuto nel 2003, ricordando quanto e successo anche in questa zona nel 1998 quando un gruppo di fanatici armati ha portato via il p. Salvano dall’altare con la forza. davvero c’è bisogno di pregare che né i musulmani né i cristiani siano mai più intolleranti e fanatici. Ma purtroppo ne siamo ben lontani. In tutto questo finimondo non sono riuscito a pensare molto a voi, come sempre vi prometto soprattutto a Natale, ma mi sono ricordato della promessa durante le due Messe celebrate ad Ulua ed Oriajini il giorno seguente. Ma non sto a raccontarvele, perché per oggi penso di essermi dilungato abbastanza, no?Buon Anno di Pace,P. Maurizio Ayiko

Il Natale della Parola

Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2004