Vita Chiesa

Natale 2016, mons. Buoncristiani: «Riscopriamo la festa dell’essere»

Ecco il testo integrale del messaggio:

Eccoci di nuovo a celebrare il Natale che per me è il sedicesimo nella terra di Siena che oramai non posso che sentire come mia, anche perché nella mia vita non ho trascorso così tanti anni in alcun altro luogo, né a Foligno né a Roma, le altre località dove ho vissuto più a lungo.

Per i cristiani, la festa più importante – che poi ricordiamo ogni domenica – è la Pasqua. Ma quella di Natale gli ha fatto sempre una forte «concorrenza», essendo più radicata, con le sue tradizioni popolari famigliari, alla nostra storia personale e comunitaria. Per questo basterebbe ricordare il detto popolare «Natale con i tuoi e Pasqua dove vuoi». Una festa che esprime per tutti il bisogno di dimenticare, almeno per qualche giorno, la trama della vita quotidiana; quasi la necessità di interrompere il correre del tempo per ripartire con un nuovo inizio. E la festa della vita e dell’amore, e quindi della famiglia e dei bambini.

Una festa bella ed amata ma che ha continuato a perdere per molti il suo significato più profondo, a causa dell’attenuarsi del sentimento di fede, soffocato dal consumismo che l’ha trasformata progressivamente in una celebrazione dell’«avere» più che dell’«essere».

Invece il Natale è la festa per eccellenza dell’«essere», perché la nascita di Cristo manifesta tutta la dignità dell’uomo, non solo creato ad immagine e somiglianza di Dio, ma figlio di Dio, come conseguenza della volontà dell’Onnipotente di incarnarsi nella nostra storia facendosi nostro fratello. Per spiegarlo mi servo delle parole di una preghiera della nostra Santa Caterina: «Tu, o Dio eterno, affinché io vedessi e conoscessi veramente te in me, e noi creature avessimo una perfetta conoscenza di te, tu unisti te stesso in noi, discendendo dalla grande altezza della tua divinità fino alla bassezza della terra della nostra umanità. E affinché, nonostante la mia piccolezza, io potessi vedere, o Dio eterno, la tua grandezza, tu ti facesti pargolo, rinchiudendo la grandezza della tua divinità nella piccolezza della nostra umanità».

Ed allora poniamoci ancora la domanda sul significato di questo Natale per noi cristiani. Esso è anzitutto «un dono», e questo dovrebbero significare anche quelli che siamo soliti scambiarci tra noi: il più grande dono fatto all’umanità. Gesù nella sua nascita umana non ci rivela solo la paternità di Dio ma ci chiede una risposta d’amore. Anche noi dietro il suo esempio e il suo insegnamento, dobbiamo concepire la nostra vita, non come qualcosa da consumare per noi, ma come un dono da fare agli altri.

Sottolineare questo aspetto in un tempo difficile e sospetto come quello che stiamo vivendo, significa che i cristiani debbono esserne testimoni credibili, perché ora c’è ancora più urgenza di mostrare al mondo scettico la grandezza di un amore disinteressato, capace di comprensione, di misericordia e di perdono. Se ciascuno di noi cercasse di vivere questa esigenza morale, che scaturisce dalla nostra fede, ci sarebbe giustizia e pace nelle nostre famiglie, nel quartiere, nel paese, nelle città, e in ogni ambiente di vita. Giustizia e pace che si allargherebbero a macchia d’olio, rinnovando l’intera società, dove per mandato evangelico i cristiani debbono essere «luce, sale e lievito» che fermenta.

Il Natale è anche una speranza gioiosa, perché sappiamo che accanto alla nostra povertà radicale, al nostro egoismo e al nostro peccato, c’è la presenza rinnovatrice di Dio, che facendosi uomo si è fatto carico della salvezza dell’umanità e dell’intero creato. Non arrendersi, saper cominciare sempre da capo, non stancarci di lottare con noi stessi, è parte della nostra fede animata dalla speranza fiduciosa del ritorno del Signore al termine del nostro cammino e alla conclusione della storia umana.

Non sappiamo «come e quando«», ma siamo certi che Cristo ha già determinato la vittoria finale dell’amore sull’odio e della giustizia sull’ingiustizia. E l’augurio che ci scambiamo non può che essere in sintonia con quanto il Signore continua a chiederci.

A nome della Chiesa auguro a tutti di concepire le propria vita come un dono da trasmettere agli altri per la costruzione di un mondo migliore.

Buon Natale e che il nuovo Anno sia ricco di bene, ma soprattutto di serenità e di pace. Che il Signore ci benedica e ci protegga!

Antonio Buoncristiani, Arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino