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Nagorno-Karabakh. L’appello delle Chiese, “è emergenza umanitaria, non siano ignorati i timori di un nuovo genocidio”
La Conferenza delle Chiese europee (Kek) e il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) hanno inviato una lettera congiunta al capo della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, denunciando il blocco da parte dell’Azerbaigian della regione di etnia armena dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh , “in violazione dell’accordo tripartito che ha posto fine alla guerra delle sei settimane del 2020, del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani e dei più fondamentali principi morali”.
Domenica scorsa all’Angelus, papa Francesco aveva espresso forte preoccupazione per la situazione creatasi nel Corridoio di Lachin, nel Caucaso meridionale.
“In particolare – ha detto – sono preoccupato per le precarie condizioni umanitarie delle popolazioni che rischiano ulteriormente di deteriorarsi nel corso della stagione invernale”. Sulla vicenda è intervenuto nei giorni scorsi anche Sua Santità Aram I, Catholicos della Chiesa armena che in una nota ha denunciato: “l’Azerbaigian ha tagliato la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh, lasciando questa popolazione isolata con scorte in diminuzione, che lottano per sopravvivere – senza riscaldamento – in condizioni invernali sotto lo zero. Ospedali, scuole e servizi sociali non sono in grado di funzionare correttamente; la prospettiva diventa minacciosamente cupa. Si sta verificando una terribile catastrofe umanitaria, specificamente progettata per eliminare la popolazione armena dell’Artsakh”.
“Stiamo assistendo – scrive Aram I – a passi deliberati e concreti verso la pulizia etnica e il genocidio della popolazione armena dell’Artsakh”.Da qui l’appello ai “governi mondiali”, ai leader spirituali, a politici e attivisti per i diritti umani a “non rimanere indifferenti al destino del popolo armeno, ancora una volta sull’orlo del genocidio”.In campo sono scese anche l’Œuvre d’Orient (associazione cattolica francese nata a sostegno delle comunità cristiane del vicino e medio Oriente) e la Comunità armena di Roma. Quest’ultima si è rivolta alle “istituzioni italiane” chiedendo che “i diritti degli armeni dell’Artsakh (alla libertà di movimento, all’autodeterminazione, alla vita, alla libertà) siano rispettati come previsto dalle convenzioni internazionali”.
Il Nagorno-Karabakh è una regione nel sud del Caucaso contesa da Armenia e Azerbaigian che si sono scontrati militarmente tra il gennaio 1992 e il maggio 1994. Da allora, i due paesi sono ancora tecnicamente in guerra e il governo dell’Azerbaigian minaccia di riconquistare il Nagorno-Karabakh con la forza militare. Le zone di confine tra il Nagorno-Karabakh e l’Azerbaigian rimangono militarizzate in un regime di “cessate il fuoco” spesso violato da entrambe le parti. Si tratta di un conflitto “ibrido” o “congelato” ai confini dell’Europa che rischia di degenerare, mettendo a repentaglio la sicurezza di tutta la regione.