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Myanmar, guerriglia urbana e un’altra chiesa colpita in Kayah: si prepara la resistenza

Alcuni razzi sparati dai militari dell'esercito regolare birmano hanno colpito nella notte la chiesa cattolica di san Giuseppe nella città di Demoso, nello stato Kayah, nella parte orientale del Myanmar, dove sono in corso intensi combattimenti tra i militari e gruppi di resistenza locali. E' la seconda chiesa cattolica colpita da bombardamenti, dopo la chiesa cattolica del Sacro Cuore nel villaggio di Kayanthayar, nell'area di Loikaw. 

Come conferma all’Agenzia Fides padre Philip Aung Nge, procuratore della diocesi di Loikaw, i colpi di mortaio hanno centrato la chiesa a Demoso che era divenuta, anch’essa, come tutte e quattro le chiese cattoliche della città di Demoso, luogo di protezione per gli sfollati interni, civili indifesi. Oltre ai danni, non ingenti, all’edificio, non vi sono state vittime perchè, con l’aumento degli scontri, il parroco aveva già deciso di spostare le persone in una cappella più piccola e isolata. Come riferito a Fides, i combattimenti vanno avanti nelle aree di Demoso (stato di Kayah) e nelle aree di Pekhon, nel vicino stato di Shan. “Siamo in una situazione di guerriglia urbana che non si vedeva in Myanmar dal 1948”, rileva.“Non possiamo dire che le chiese sono un bersaglio voluto ma vediamo che l’artiglieria dei militari spara in modo indiscriminato sulla città senza risparmiare obiettivi civili come civili come monasteri, chiese, scuole, case”, nota il parroco.Le chiese sono piene di sfollati, per la maggior parte cristiani, dato che lo nello stato Kayah circa un terzo della popolazione professa la fede in Cristo. La Chiesa cattolica locale, grazie all’opera instancabile dei sacerdoti, religiosi e laici locali, provvede all’accoglienza ma anche al nutrimento. “In tutte le chiese dello stato dispensiamo assistenza con cibo, medicine, ma anche consolazione e conforto spirituale”, dice padre Philip Aung Nge.I combattenti della resistenza civile nello stato di Kayah si sono organizzati nel nel “Karenni People’s Defense Force” (KPDF) che sta opponendosi alla militarizzazione dell’area, mentre la giunta militare ha disposto anche un rafforzamento delle misure di intelligence, controllando le reti telefoniche, Internet e i telefoni cellulari dei residenti. I militari di Tatmadaw (l’esercito birmano) hanno subìto perdite nei distretti di Demoso, Loikaw e Pekhon.Conseguenza di tali scontri, negli ultimi cinque giorni sono circa 70.000 i civili sfollati da circa 150 villaggi a Demoso, Loikaw e Pekhon: 50.000 nello stato di Kayah e 20.000 nello stato Shan. Molti abitanti dei villaggi sono fuggiti dalle loro case e sono sfollati sulle colline o nei boschi I residenti delle città cercano rifugio nei monasteri, nelle chiese e nelle case degli anziani, scuole, ma anche là non sono al sicuro, dati i bombardamenti a tappeto.Secondo fonti di Fides la guerriglia rischia seriamente di estendersi ben presto a tutta la nazione: i gruppi delle “People Defence Force”, le forze popolari di difesa, attive in tutto il territorio nazionale, stanno organizzando la resistenza armata in tutte le maggiori città birmane, mentre nei 30 maggiori centri urbani vige il coprifuoco.“La guerra civile è sempre più vicina. Siamo davvero tristi per questa evoluzione. Ma la gente, provata dalla repressione, non vede altra strada possibile, mentre l’esercito colpisce civili, donne e bambini: questi sono atti criminali cui ci si oppone per legittima difesa”, nota la fonte di Fides.