Sarebbero almeno 15.000, secondo un nuovo bilancio fornito dai media ufficiali, le vittime del ciclone Nargis’ che tra venerdì e sabato ha colpito il paese, 10.000 solo nella località sud-occidentale di Bogalay, nel delta dell’Irrawaddy: lo ha detto alla tv il ministro degli esteri Nyan Win precisando che si stanno ancora valutando i danni nell’area del delta, principale regione risicola del paese dove vivono 24 milioni di persone, circa la metà dell’intera popolazione del Myanmar. Ma il bilancio potrebbe drasticamente salire, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri tailandese, Noppadol Pattama, che dopo aver incontrato l’ambasciatore birmano a Bangkok ha parlato di oltre 30.000 dispersi. Yangon, hanno riferito intanto alla MISNA fonti locali, è in ginocchio: non c’è corrente elettrica, ma il vero problema è l’acqua. Si temono le infiltrazioni e l’inquinamento della rete potabile che per una città di 6 milioni di abitanti può diventare un incubo. Il ciclone hanno aggiunto le stesse fonti – è arrivato per di più in un momento già difficile per la popolazione a causa del recente aumento della benzina e del petrolio. Nel frattempo squadre di soccorso delle Nazioni Unite hanno iniziato i primi sopralluoghi nelle aree più colpite da Nargis’: secondo un portavoce del Palazzo di Vetro, per adesso l’emergenza sono i ripari e l’acqua. Senza acqua potabile, la preoccupazione principale è il rischio di propagazione di epidemie. L’Onu, ha detto ieri il segretario generale Ban Ki-moon, farà tutto il possibile per portare un’assistenza d’urgenza al Myanmar; in un incontro tra il sottosegretario generale Vijay Nambiar e l’ambasciatore birmano Kiaw Tint Swe è stata anche ipotizzata una donazione al paese attraverso il Fondo Centrale per la Risposta alle Emergenze dell’Onu (Cerf). Poco fa la tv di stato ha anche riferito che il governo avrebbe deciso di rinviare al 24 maggio nelle zone più devastate dal ciclone il referendum costituzionale previsto per il 10 maggio.Misna