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Myanmar, a un mese dal terremoto
L’appello dell’arcivescovo di Mandalay, “con coraggio chiediamo: quando le armi taceranno?”

“Tra le rovine dei terremoti e la persistente violenza della guerra, scrivo questo Messaggio pasquale con un cuore spezzato, ma non privo di speranza. Quest’anno, mentre celebriamo il Giubileo 2025 con il tema “Pellegrini della Speranza”, la nostra Chiesa in Myanmar continua il suo cammino attraverso immense sofferenze. Eppure, anche in queste valli più oscure, proclamiamo con fiducia: Cristo è risorto! È veramente risorto! Alleluia!”. Comincia così il messaggio che l’arcivescovo di Mandalay mons. Marco Tin Win ha scritto per Pasqua e che ha voluto condividere anche con il Sir. L’arcidiocesi si trova nel territorio birmano più colpito dal violento sisma del 28 marzo. In una situazione in cui l’elettricità e i collegamenti telefonici funzionano a singhiozzo, anche l’Arcivescovo ha condiviso con i preti della curia, la sorte dei senzatetto.Sia la cattedrale che la casa vescovile hanno subito danni strutturali e per motivi sicurezza anche il vescovo e i sacerdoti hanno trascorso delle notti in strada, con la gente scioccata e impaurita.
I dati delle organizzazioni non governative che operano in Myanmar come Save the Children, sono purtroppo ancora drammatici. Oltre 40.000 persone vivono in tende e altri rifugi di fortuna a un mese dal devastante terremoto, mentre l’attività sismica in corso rende impossibile il ritorno alle proprie case o l’avvio dei lavori di ristrutturazione. I rifugi purtroppo subiscono le condizioni meteorologiche avverse, come forti piogge e caldo estremo. Molti degli sfollati non hanno inoltre accesso a fonti affidabili di acqua potabile o pulita per lavarsi, risorse fondamentali per limitare la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua e dalle zanzare, come colera e dengue, e di infezioni cutanee. Si stima che almeno 3.700 persone siano morte e altre 4.800 siano rimaste ferite, sebbene le cifre reali siano probabilmente molto più alte, a causa delle difficoltà nella raccolta dei dati e della scarsa rendicontazione che rendono difficile comprendere la reale portata del disastro.
Il pensiero dell’arcivescovo Tin Win si rivolge al popolo sofferente della sua terra. “Alle famiglie che vivono sfollate, a coloro che si riparano sotto tetti di fortuna, ai tanti che piangono la perdita dei propri cari o desiderano ardentemente tornare alle loro case, la vostra sofferenza è vista da Dio. Nel libro dell’Esodo, Dio parla a Mosè dicendo: ‘ho visto l’afflizione del mio popolo …ho udito il suo grido… conosco i suoi affanni … e sono sceso a salvarli’”.
“Questo è il Dio che adoriamo: un Dio che vede, sopporta, scende e innalza”. Il 2025 segna purtroppo anche il quarto anniversario della guerra civile in Myanmar, un conflitto scoppiato dopo il colpo di stato militare del febbraio 2021. Da quel giorno il Myanmar è stato travolto da un conflitto civile che ad oggi è costato la vita di oltre 53.000 persone, e provocato più di 3 milioni di sfollati. Oltre il 75% dei 55 milioni di birmani vive in condizioni di disagio economico, con 13,3 milioni di individui prossimi alla fame.
L’arcivescovo di Mandalay conferma la drammaticità della situazione. “Per il popolo del Myanmar – scrive -, la Quaresima è diventata un’esperienza che dura tutto l’anno. La sofferenza causata dal conflitto armato, dagli sfollamenti e ora da disastri naturali come il recente terremoto, ha portato un dolore immenso. Famiglie distrutte, l’istruzione dei bambini interrotta, intere comunità che vivono nell’incertezza. Come vostro pastore, anch’io porto questo dolore. Il mio cuore soffre per il dolore del mio popolo”.
Il messaggio pasquale dell’arcivescovo veicola un appello. “Mi rivolgo oggi non solo ai nostri fedeli locali, ma anche a voi, nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo che ci accompagnate nella preghiera, nella solidarietà e nella compassione”. “Chiediamo con coraggio e amore: quando le armi taceranno? Quando deporremo le armi e inizieremo il dialogo?”
“Quando ogni cittadino del Myanmar avrà la libertà e la dignità di vivere in pace? Questo è un appello alla riconciliazione, non un appello alla passività, ma alla conversione dei cuori. Correggiamo i torti del passato, perdoniamoci a vicenda e impegniamoci a costruire una pace giusta. Ridiamo speranza ai nostri figli e guariamo le ferite della nostra terra”. “La Pasqua non ci permette di rimanere nella disperazione”. “Accompagniamo gli sfollati, sosteniamo chi non ha voce e ricostruiamo vite con fede e resilienza. Rotoliamo via la pietra della disperazione e facciamo spazio a Cristo Risorto, che vive in mezzo al Suo popolo. Possa questa Pasqua portare forza agli stanchi, coraggio agli spaventati e una fede rinnovata a tutti. Grazie a tutti i nostri partner e donatori che ci hanno sostenuto. Il vostro sostegno non è solo materiale, è un segno di speranza di resurrezione. Dal cuore del Myanmar, con Cristo Risorto al nostro fianco, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo è risorto! È veramente risorto! Alleluia!”.