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Mutilazioni genitali femminili: agenzie Onu, quasi 4,4 milioni di ragazze a rischio, più di 12.000 casi al giorno

Quest’anno, quasi 4,4 milioni di ragazze saranno a rischio di subire questa pratica dannosa. Ciò equivale a più di 12.000 casi al giorno.

Foto Unicef

Più di 200 milioni di ragazze e donne oggi in vita hanno subito mutilazioni genitali femminili. Quest’anno, quasi 4,4 milioni di ragazze saranno a rischio di subire questa pratica dannosa. Ciò equivale a più di 12.000 casi al giorno.

Ci sono però delle buone notizie: la pratica delle mutilazioni genitali femminili è diminuita negli ultimi trent’anni e nei 31 Paesi con dati di diffusione rappresentativi a livello nazionale, quasi 1 ragazza su 3 di età compresa tra i 15 e i 19 anni è stata sottoposta a questa pratica, rispetto a 1 su 2 negli anni ’90.  Sono i dati forniti nella dichiarazione congiunta della direttrice esecutiva dell’Unfpa Natalia Kanem, della direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell, dell’Alto Commissario dell’Ohcrhr Volker Türk, della direttrice esecutiva di UN Women Sima Bahous e del direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili (Fgm), che ribadiscono l’impegno “a prevenire e a rispondere a questa pratica dannosa contro le donne e le ragazze”.

“Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti delle donne e delle bambine, che mette in pericolo la loro salute fisica e mentale e limita il loro potenziale di condurre una vita sana e soddisfacente – ricordano -. Aumenta il rischio di gravi dolori, emorragie e infezioni e la probabilità di altre complicanze sanitarie più avanti nella vita, compresi i rischi durante il parto, che possono mettere a repentaglio la vita dei loro neonati”. Perciò invitano ad “amplificare le voci delle sopravvissute per aumentare la consapevolezza e ispirare l’azione collettiva, e promuovere il loro potere e la loro autonomia garantendo loro un ruolo attivo negli interventi di prevenzione e risposta”.

E a “garantire la disponibilità e l’accessibilità di servizi completi e rispettosi dal punto di vista culturale. Ciò include il rafforzamento dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali e legali a sostegno delle sopravvissute”. L’anno scorso, il Programma congiunto ha sostenuto più di 11.000 organizzazioni, l’83% delle quali erano organizzazioni locali che collaboravano con coalizioni e movimenti guidati da sopravvissute, che si battevano per cambiare le politiche e le leggi e che sostenevano il cambiamento delle norme sociali e di genere.