Toscana
Muoversi in carrozzina, una lenta corsa a ostacoli
Sembra impossibile ma fino a quando non si prova non ci si crede, non ci si può credere. Infatti la sensazione che abbiamo avuto durante il «giro» è quella di una gara ad ostacoli o, se preferite, uno slalom che richiede una notevole abilità per arrivare a destinazione. Appena seduti su una carrozzina il mondo intorno a noi cambia improvvisamente, tutto insieme. Strade familiari che vengono attraversate abitualmente con agilità (velocemente e distrattamente), diventano improvvisamente luoghi difficili da percorrere, pieni di insidie; infatti anche un tombino stradale mal pari può diventare una barriera insuperabile.
Spesso gli Enti pubblici (Comuni o Provincie) vengono accusati di essere poco sensibili a questi temi ad essi vengono chiesti interventi più efficaci; ma basterebbe un minimo di senso civico da parte di ognuno per risolvere tanti piccoli problemi che nella vita quotidiana si presentano alle persone disabili (o, meglio, «portatori di un’abilità differente» come disse il Papa in occasione del Giubileo dei disabili). Le macchine parcheggiate sui marciapiedi, infatti, ci hanno spesso obbligato a scendere e stare sulla strada con le automobili che sfrecciano a pochi centimetri (con il naso, fra l’altro, a portata di tubo di scappamento). Anche i proprietari di cani dovrebbero stare attenti a dove le loro amate bestioline lasciano «le loro tracce»…. Basterebbe davvero poco perché qualcosa potesse cambiare nella vita di tutti giorni delle persone disabili. Altra nota dolente sono le chiese e i Palazzi (spesso sede di mostre o di istituzioni) in gran parte collocati nel centro (a Prato come anche nelle altre città). Essendo stati realizzati questi edifici nei secoli passati (nei quali venivano erette le barriere che oggi si cerca di abbattere), è necessario ora intervenire per renderli accessibili a tutti. Così sulle scale di ingresso vengono collocate delle pedane anche elettriche (come quella dell’ufficio anagrafe che però per essere messa in funzione è necessario che qualcuno da dentro veda la persona disabile fuori che aspetta…). Per collocare queste pedane è necessario che la Soprintendenza conceda un permesso per il quale sono necessari talvolta anche degli anni.
Al Castello dell’Imperatore che sorge nel centro di Prato una lunga scalinata (nella foto) non lascia speranza a chi ha un minimo di problemi di deambulazione. Dal Comune fanno sapere che è allo studio una soluzione per renderlo pienamente accessibile; nel frattempo, l’edificio che costituisce l’unico esempio nell’Italia centro-settentrionale di architettura Sveva dell’epoca di Federico II rimane inaccessibile.
Nel «giro» che abbiamo fatto ci siamo accorti che una città a misura di disabile sarebbe una città più vivibile per tutti; infatti analoga esperienza è fatta quotidianamente da madri con figli piccoli in passeggino (ma almeno i figli crescono…) o da chiunque si trovi in una situazione di disabilità momentanea. Infatti basta rompersi una gamba per rendersi conto che andare una sera in pizzeria o al cinema può diventare un’impresa a causa delle famigerate barriere. A tal proposito Emanuela Bruscia, assessore del Comune di Prato che ha la delega alle politiche per l’eliminazione delle barriere architettoniche e che vive in prime persona una situazione di disabilità, ci ha detto che «se non riesco a muovermi in un ambiente con facilità è perché è handicappato l’ambiente, non io».
Intanto, all’assessorato alle politiche sociali, di cui è titolare il vicepresidente della Giunta regionale, Angelo Passaleva, si lavora in questo momento su più fronti. Oltre che all’ordinaria amministrazione, che significa una serie di azioni tracciate dal Piano integrato sociale regionale (Pisr), si lavora all’organizzazione della Conferenza regionale sulla disabilità in programma a fine novembre e ad una serie di azioni specifiche collegate all’anno europeo, a partire dall’ipotesi di una revisione organica della normativa che riguarda la disabilità per arrivare ad un testo unico. Ma si lavora anche all’ipotesi di sperimentazione in Toscana del progetto di «vita indipendente», applicato soprattutto nei Paesi del nord Europa e che significa da parte dello Stato offrire risposte economiche anziché servizi. Particolari risorse saranno destinate al tema specifico del «dopo di noi», ovvero al caso di genitori e parenti che hanno tenuto o tengono il disabile in famiglia e che si preoccupano di quando «non ci saranno più». Sul piano pratico significa identificare le risorse per sostenere iniziative e progetti per strutture residenziali o case-famiglia.