Lettere in redazione
Mps, le responsabilità anche dei cattolici
Ho letto con interesse (leggi) ed ascoltato sul sito (guarda) del settimanale l’intervista agli autori del libro Codice Salimeni sullo scandalo del Monte dei Paschi di Siena. Mi domando però, se il mondo cattolico sia del tutto estraneo alla vicenda. Si potrebbe cominciare ricordando la consolidata pratica «consociativa» nella gestione della banca e della Fondazione con il coinvolgimento di tutte le componenti, politiche e culturali, della realtà senese e toscana, strette in un sodalizio che si è rotto clamorosamente solo quando la situazione è divenuta insostenibile.
Non bisogna soprattutto dimenticare che banca Antonveneta è stata una importante istituzione del mondo cattolico del nord-est e come nella vendita siano stati attivi ambienti e gruppi cattolici spagnoli ed italiani. L’acquisizione di Antonveneta da parte di MPS ha evidenziato non solo l’alto prezzo di vendita, ma anche un altrettanto enorme ed oscuro disavanzo derivante dalle precedenti gestioni, che la banca senese si è incredibilmente accollato senza fare obiezioni. I costi dell’operazione sono stati poi certamente ingigantiti dai criminali tentativi di coprire il debito con operazioni speculative e dissennate, fino al punto che, per evitare un rovinoso e devastante fallimento è dovuta intervenire la mano pubblica, cioè con i soldi dei cittadini.
A mio parere, appare scandaloso constatare che cattolici autorevoli si muovano nel mondo della finanza seguendo mere logiche di potere e senza alcuna moralità, come del resto confermato dai ricorrenti scandali dello Ior che, assieme ai gruppi di potere installati nella curia romana, hanno angustiato fino alle dimissioni papa Benedetto e stanno costringendo papa Francesco a drastici e speriamo risolutivi avvicendamenti, soprattutto per ricondurre all’ispirazione evangelica così vergognosamente tradita. Fa da necessario corollario a questi comportamenti l’atteggiamento di quei cattolici che si compiacciono del successo economico delle loro opere (ottenuto senza porsi limiti nella liceità dei mezzi) che insistono pervicacemente nel voler giudicare il comportamento dei fratelli su determinati aspetti della vita personale e familiare, ma che divengono inspiegabilmente indulgenti e distratti quando si tratta della morale sociale ed economica.
Ringrazio Daniele per l’attenzione con cui ci segue, sia sul cartaceo che attraverso il nostro sito www.toscanaoggi.it. Condivido in pieno quanto scrive sullo scandalo offerto da quei «cattolici autorevoli» che si muovono «nel mondo della finanza seguendo mere logiche di potere e senza alcuna moralità» e pongo molte speranze nell’opera di pulizia che ha intrapreso – con grande coraggio – Papa Francesco. Quanto alla mancanza – nella citata intervista – di riferimenti alle responsabilità dirette del mondo cattolico nelle vicende Mps, non è stata un’omissione voluta. È dipeso solo dal «taglio» del libro scritto da Alberto Ferrarese e Pino Mencaroni, incentrato sull’inchiesta della magistratura e sulle operazioni finanziarie più controverse di Mps nell’ultimo decennio. In queste vicende non sono coinvolte direttamente realtà del mondo cattolico, anche se è vero – come accennava Daniele – che alcuni personaggi della cosiddetta «finanza cattolica» sono stati lambiti dall’inchiesta. La più antica banca italiana era un tutt’uno con la città di Siena e nessuno può tirarsi indietro. Ma per quello che mi sembra emerga finora è piuttosto la politica ad avere grandi responsabilità nella crisi di Mps. Sono soprattutto i Ds prima e il Pd poi a doverne rispondere. Ma anche le opposizioni, che pure sedevano nei consigli di amministrazione, non hanno vigilato come avrebbero dovuto.
Claudio Turrini