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Moratoria della pena di morte: richiesta sacrosanta, ma non basta

di Pier Antonio GrazianiScherzi della storia: difficilmente qualcuno avrebbe potuto pensare che la morte di un dittatore, e di un dittatore feroce, avrebbe messo a nudo la inumanità e la stupidità della pena di morte, con la quale la società – si tratti di dittatori o semplici delinquenti – pretende di ripagarsi per danni subiti. Una fucilazione o un’impiccagione, da Saddam Hussein al ladro di cavalli dei film western, dovrebbe tuttavia essere il deterrente perché chi avesse in animo di delinquere dovrebbe pensarci su due volte visto che può andar male. Senza riguardo ai ladri di cavalli o a chi ha ucciso per rapina pensare che un aspirante dittatore potrebbe rinunciare al suo progetto perché può incontrare sulla sua strada le Idi di marzo è subito paradossale.

Per il resto le statistiche dicono che si delinque tanto nei paesi dove esiste la pena di morte quanto in quelli dove questa ripugnante pena è stata messa all’indice. Le immagini di Saddam con il cappio al collo trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo sono state come una frustata sul volto di buona parte dell’opinione pubblica internazionale non affetta da sadismo. È un uomo quello che è comparso davanti alla forca. Dittatore e dittatore feroce? Certamente ma chi dà diritto ad altri uomini, ad una giustizia, per di più con qualche pelo sullo stomaco, di uccidere chicchessia?

Il fatto è che nella pena di morte c’è sempre una buona dose di sadismo sublimato dalla convinzione di rispettare la legalità. A tal punto che nello stato dell’Arkansas un giovane schizofrenico ha dovuto essere curato per una ventina d’anni per potersi sedere nel pieno possesso delle sue facoltà mentali sull’ultima sedia della sua vita. Negli Stati Uniti, più che altrove, il rispetto delle regole è infatti sacrosanto (anche se, non disponendo di mezzi necessari a pagare buoni avvocati, le regole si restringono spesso addosso all’imputato come la pelle di Zigrino). Così, a guarigione avvenuta, il boia può dire di aver fatto fuori chi era cosciente di sé. Certamente più sbrigativi in Cina e in ogni paese dove la cultura del diritto stenta ad arrivare, ma il legale è ad organetto ovunque e comunque se non è saldamente ancorato al diritto naturale.

Ma torniamo a Saddam. Processo ingiusto? Forse peggio, processo limitato: è rimasto fuori della porta il gas adoperato contro i Curdi e nella guerra con l’Iran. E qui vengono a galla contraddizioni e reticenze che riguardano il mondo occidentale. Che non se la cava molto peggio di altri nel far coincidere il diritto e anche la pietà umana con il proprio interesse. Basta non ricordare e neppure guardare.Piccolo episodio capitato da noi nell’87 quando fu ricoverata in un ospedale romano una bambina iraniana sfigurata dal gas di Saddam, la sua foto apparve solo sul quotidiano della Dc. Oggi comunque, involontariamente, Saddam con la sua uccisione in diretta, sta prestando forza alla sacrosanta richiesta di moratoria universale della pena di morte. Una battaglia, tutt’altro che semplice e tutt’altro che vinta, anche perché i poteri dell’assemblea generale delle Nazioni Unite non sono granché. Sarebbe comunque un segnale di umanità universalmente ritrovata. E tuttavia in qualche modo ingannevole se l’ordine mondiale esclude un diritto uguale per tutti, se ad esempio continuerà ad essere perseguita la strategia disastrosa delle guerre preventive. L’immagine di Gandhi non può apparire sulle bandiere di partito, anche da noi, quando serve per aver luce, e riposta per applaudire alla democrazia promessa agli iracheni da Bush e dai suoi scriteriati alleati europei con la guerra lampo (c’è nessuno che ricorda il precedente del 1940?).

Lo stesso vale per il diritto internazionale. La vicenda di Saddam ne pone ulteriormente in luce la zoppicante presenza. La più grande potenza mondiale non ha sottoscritto il trattato che istituisce il Tribunale penale internazionale e pretende che i suoi cittadini non possano stare sul banco degli imputati lontano da casa. Così il richiamo alle regole è viziato dal diritto del più forte. L’occidente si vanta a ragione di essere costituito da regimi liberaldemocratici. Ma i titoli nobiliari, per essere veri, devono anche essere continuamente onorati e non c’è alcuno al mondo che possa dire: la cosa non mi riguarda.

Saddam giustiziato all’alba