Toscana

Montemignaio, altra crociata contro i tagli agli uffici postali

“Noi abbiamo già dato”, esordisce Mugnaini, “E ora basta così. Già il nostro ufficio postale ha visto ridursi l’orario di apertura da 6 a 4 giorni alla settimana, ora vogliono portarlo a 3 a partire dal prossimo 7 settembre. Nonostante le proteste e la sinergia con Uncem e Regione ad esempio, i responsabili di Poste Italiane hanno deciso di non ascoltare nessuno e tirare dritto per la loro strada”.

Con qualche aggravante, a dire la verità: “Esatto. Per esempio il piano di riduzione era stato accantonato in periodo preelettorale, e poi è ripartito alla grande. Purtroppo anche tutte le nostre azioni rischiano di non portare a niente, se il Governo centrale approva e sostiene l’iniziativa di Poste Italiane”:

E qui si tocca un nervo scoperto al quale Mugnaini è da sempre particolarmente sensibile: “Lo Stato, e non altri, deve dire chiaramente una cosa: se chi nasce in montagna è un peso per la collettività, se il senso del termine “servizio pubblico” è ormai venduto ai portatori degli interessi economici, se il presidio del territorio non interessa a chi sta in città nonostante tutti i segnali che continuamente ci arrivano, lo si dica con chiarezza e ne prenderemo atto, andando fino in fondo ad ogni possibile protesta, perché non è possibile accettare passivamente questi che sono autentici soprusi”.

Non sono escluse iniziative eclatanti: “Tutt’altro. Un ricorso al TAR di un Comune contro lo Stato è la mortificazione della democrazia, la fine del concetto di diritto pubblico, però in queste condizioni è inevitabile. C’è chi lo ha già fatto, e fra pochi giorni è atteso un primo pronunciamento, con un precedente sullo sfondo che ha visto un Comune friulano vincere un ricorso. Quello che posso fare io è innanzitutto informare con chiarezza e correttezza i miei cittadini, poi unirmi alla protesta di molti altri piccoli comuni montani, e infine pensare anche ad iniziative più energiche, per spostare l’interesse di questa gente dal tornaconto al ritorno al concetto di servizio, che va reso soprattutto a chi è più in difficoltà ed ha meno alternative. Altrimenti si fa solo mercato, che è proprio un’altra cosa: nel 2013 poste italiane ha chiuso con un utile netto di oltre 1 miliardo di euro quindi i tagli non derivano da difficoltà di gestione ma solo per logiche finanziarie, che invece non devono mai prevalere sulla logica del servizio pubblico”.