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Montedoglio, vertice sulla sicurezza della diga.

La grande paura è passata ma gli abitanti della Valtiberina non potranno dimenticare. Il gigante buono che finora li aveva protetti dai capricci del Tevere ha mostrato la sua potenziale pericolosità. E ora si chiedono sicurezza e garanzie mentre i tavoli tecnici, i sopralluoghi e gli incontri istituzionali si susseguono. Gli enti locali lamentano la loro esclusione non solo dalla gestione della diga di Montedoglio ma anche la più completa estraneità a tutto ciò che accade oltre il muro. La Regione Toscana si è mobilitata questa settimana per raccogliere le richieste dei sindaci e della Comunità montana Valtiberina per portarle all’attenzione del ministero da cui dipende l’invaso in un incontro che si terrà il 18 gennaio. «Sosterremo con forza nei confronti della proprietà il coinvolgimento delle istituzioni nella funzione di indirizzo e sorveglianza», ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori dopo un sopralluogo con il presidente della Commissione regionale ambiente e territorio Vincenzo Ceccarellli. Si chiede allo Stato che intervenga nella riparazione del guasto, ma soprattutto che avvenga il collaudo definitivo accompagnato dalla certificazione di sicurezza. Incerto è anche il futuro della gestione. Infatti il decreto Calderoli prevede entro novembre la dismissione dell’Ente irriguo umbro-toscano, attualmente gestore dell’invaso, e non si sa quale sarà la natura del soggetto che lo andrà a sostituire. Intanto si sono svolti incontri ai vertici delle Regioni Toscana e Umbria. E, mentre si ribadisce l’ottimo funzionamento della macchina dell’emergenza, sorgono polemiche in alcune frazioni dove gli abitanti sostengono di non essere stati avvisati.Elena Girolimoni