Italia
Monsignor Galantino a cappellani polizia, condividere situazione umana degli agenti
“Cosa può significare, dunque, calarsi nella condizione esistenziale di un agente di Polizia?”, si è chiesto il presule, introducendo la sua relazione. “Lasciarsi permeare, in senso buono, dalla mentalità di questo ambiente particolare che è la Polizia – ha spiegato Galantino -; ascoltare molto il vissuto dei poliziotti, assumerne il linguaggio per riuscire a nostra volta anche a riproporre in maniera comprensibile ed efficace la freschezza della parola del Vangelo”. “Si tratta, perciò di ‘uscire’ – ecco una delle ‘vie’ che caratterizzano il cammino di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale che celebreremo in novembre a Firenze -; uscire, sulla spinta delle indicazioni puntuali di Papa Francesco; uscire per andare incontro e per lasciarsi incontrare: senza paternalismi, senza clericalismi, animati da un’autentica passione per l’uomo, di cui si è pronti ad accogliere le diverse esperienze, discernendo, valorizzando e incoraggiando”.
“Occorre accettare di aver a che fare con le persone concrete, le loro difficoltà e i loro problemi, ben al di là del giudizio sommario di chi stenta a cogliere i risvolti e le ricchezze di un servizio tanto prezioso quanto spesso ingrato”, ha proseguito mons. Galantino rivolgendosi ai cappellani della Polizia di Stato. “Contribuite a mantenere viva in loro una sensibilità e una pratica di solidarietà nei confronti dei più deboli e, proprio per questo, meno tutelati, vittime di vecchie e nuove iniquità, affinché ciascuno faccia la sua parte per ridurre il divario tra coloro che sono portatori di interessi forti e quanti si dibattono nell’area del bisogno e del disagio”. “L’assistenza spirituale che siete chiamati a offrire – ha sottolineato il segretario Cei – è un impagabile valore aggiunto nel quadro dei valori della Polizia e del suo servizio alla collettività. Per questo, vive di quella credibilità che ci si guadagna sul campo, quando si lavora liberi da tornaconti personali come dalla ricerca di ingiustificati privilegi o comodità”. “Non si può parlare della prossimità di Dio – ha quindi concluso Galantino – se non accettando la fatica di farsi a propria volta prossimi; non si può annunciare la misericordia, se non ponendo gesti e segni di riconciliazione, disposti a versare con abbondanza olio e vino sulle ferite che fanno sanguinare l’animo umano”.