Vita Chiesa

Mons. Sigalini: Sempre più un evento spirituale

È in viaggio con i circa 200 giovani della “sua” diocesi di Palestrina il vescovo mons. Domenico Sigalini, dal 1991 al 2001 responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile e dal 2007 assistente generale dell’Azione cattolica italiana e presidente della Commissione Cei per il laicato. La destinazione è Madrid, per la Giornata mondiale della gioventù. Lo raggiungiamo telefonicamente al termine della messa celebrata al santuario della Madonna del Pilar a Saragozza, mentre si appresta a partire per Valencia, dove la diocesi laziale vivrà il gemellaggio con i giovani spagnoli che precede le giornate di Madrid. “Ci stiamo avviando in questo cammino – racconta al SIR – dopo esserci affidati alla Madonna del Pilar, che apparve a san Giacomo, deluso per l’inefficacia della sua predicazione, per confortarlo”.

A questa Gmg sono iscritti molti giovani e giovanissimi che non hanno vissuto le prime giornate, quelle con Giovanni Paolo II. Non è più solo, insomma, la “generazione Wojtyla”… “Sì, la Gmg sta diventando sempre più un evento spirituale ed ecclesiale: oggi a muovere i giovani partecipanti non è più la figura ‘carismatica’ di papa Wojtyla, ma piuttosto la voglia di vivere un incontro alla pari, che coinvolge coetanei di ogni parte del mondo, diretti verso un’unica prospettiva. È un’esperienza importante soprattutto in questi tempi di grande disagio economico e culturale, nei quali si sente l’esigenza di qualche riferimento profondo. ‘Qual è il senso della vita?’, mi ha chiesto poco fa un giovane mentre eravamo in pullman. Ecco, nel clima del pellegrinaggio ogni momento è buono per approfondire questa ricerca”. Nell’epoca dei “nerd” e delle comunicazioni virtuali si avverte dunque l’esigenza dell’incontro tra volti? “La partecipazione alla Gmg non esclude l’utilizzo di telefonini e pc: fin dall’aeroporto si vedono i ragazzi seduti a terra con il portatile sulle ginocchia che mandano informazioni in rete. È uno strumento per stare uniti con gli amici rimasti a casa, e in qualche modo permettere anche a loro di partecipare. Così pure il telefonino, con la possibilità di fotografare, rende possibile ‘fissare’ meglio i momenti. A noi come educatori spetta il compito di non far dare ai nostri giovani più importanza al virtuale che al reale, valorizzando anche i momenti di silenzio, raccoglimento, preghiera, le tappe del cammino”. Alle Chiese locali, alla luce di questi momenti, quale impegno pastorale viene chiesto per i giovani, sapendo che deve perdurare nella quotidianità? “Auspico innanzitutto che questa esperienza sia bella in se stessa, che i giovani partecipanti possano godere di quegli spazi d’interiorità, di comunione, di comunicazione, di ampia ricerca, di confronto. È un investimento sulle risorse che Dio ha messo all’interno di ciascuno. Poi ognuno ha i suoi spazi, il suo modo di vivere, la sua realtà parrocchiale, le sue difficoltà, ma non è più una ‘canna sbattuta dal vento’, bensì una persona che ha trovato una direzione. Piuttosto, dopo aver scoperto e valorizzato la loro identità, i nostri modelli pressappochisti saranno ancora in grado d’interrogarli? Si tratta quindi di agire in primo luogo sul cambiamento delle nostre comunità”. Come per l’educazione, dove da educare ci sono innanzitutto gli adulti, gli educatori, così il cambiamento portato da un evento come le Gmg deve coinvolgere dapprima le comunità nelle quali questi giovani vivono e crescono? “Precisamente, noi qui stiamo lavorando sull’umanità di questi ragazzi, sempre più piena di dignità man mano che s’incontra con Cristo. E così deve avvenire pure nella quotidianità di una Chiesa locale. Il primo valore da tirare fuori è quello dell’uomo”. La Gmg culminerà nell’incontro con papa Benedetto XVI. Ci sono delle aspettative particolari, soprattutto da parte dei più giovani? “Coloro che hanno già vissuto l’esperienza di una Gmg hanno maggiore consapevolezza dei momenti culminanti, e magari si sono pure attrezzati con radioline e quant’altro per viverli al meglio. I più giovani, invece, che non hanno il ricordo delle precedenti giornate, ma sono disposti ad essere coinvolti e a dare pienamente loro stessi in ogni momento”.