Vita Chiesa

MONS. SAVIO: MI SENTO COME IN UNA GRANDE «SAUNA» ECCLESIALE

«Mi sono interrogato sulla mia vita. Per esempio mi sono chiesto se la mia fede potrà diventare utile agli altri anche in questo frangente…». con queste parole, il vescovo di Belluno mons. Vincenzo Savio (ben conosciuto in Toscana per la sua attività pastorale a Firenze e a Livorno, dove è stato anche ausiliare di mons. Ablondi)– sul settimanale diocesano L’Amico del Popolo – dell’esperienza della sua malattia. Reduce da un ricovero ospedaliero per un primo trattamento di chemioterapia, per cercare di debellare «quella malattia di cui si ha paura di pronunciare il nome», mons. Savio subito precisa: «è necessario affrontarla a viso aperto. Lo dico per primo a me stesso…», ma pensa anche alla comunità cristiana a lui affidata, cui ha voluto fosse comunicata la notizia della sua malattia. «Mi sento in una famiglia e i suoi componenti non possono rimanere incerti, all’oscuro di quanto succede. Il parlare è un riconoscere di appartenersi, di essere Chiesa. Comunicando il proprio stato si danno poi dei confini certi alle cose e si rassicura il cuore di chi ti ascolta».La «famiglia» diocesana ha già dimostrato tangibilmente quanto bene voglia al suo vescovo. «Ieri sera – dice – due coniugi sono venuti appositamente dal Cadore per portarmi tre uova della loro unica gallina e le patate del loro orto, perché certamente mi avrebbero aiutato a stare meglio. Nel riceverle, mia sorella si è messa a piangere dalla commozione. Un fatto eroico. Diverse persone (anziani, sacerdoti, ma anche giovani) mi hanno fatto sapere di offrire la loro vita per la mia. Io non so se l’avrei fatto per qualcuno. Ne sono rimasto molto colpito. Mi pare di essere in una grande sauna in cui preghiere e affetto mi stanno curando … una persona della Calabria mi ha chiesto di consentirgli di venire a trovarmi anche solo per 10 minuti e poi se ne sarebbe tornata a casa». Secondo il vescovo Savio, l’evento della malattia può costituire un’occasione preziosa di meditazione sul mistero di Dio e sulla sua chiamata personale verso ciascuno di noi: «Ora mi chiedo – annota -: il Signore che cosa mi sta preparando? Chi c’è di là che mi sta aspettando? Certamente mi sta modellando per il mio bene, ma forse anche per gli altri, perché sia utile a qualcuno. Ho la certezza che il Signore mi ha messo sul crogiolo perché ha in mente altre cose e ha bisogno del mio servizio».Sir