Toscana

MONS. MIGLIORE (SANTA SEDE) ALL’ASSEMBLEA ONU: LO SRADICAMENTO DELLA POVERTÀ È UN DOVERE MORALE

“Lo sradicamento della povertà e il pieno sviluppo dei diritti sociali di base per tutti gli individui e le loro famiglie è fondamentalmente un dovere morale”. Lo ha detto mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, durante la 62ma sessione dell’assemblea generale delle Nazioni unite, svoltasi ieri a New York in preparazione della 24ma sessione speciale del’assemblea generale. “Lo sradicamento della povertà e il pieno sviluppo dei diritti sociali fondamentali per tutti – ha proseguito Migliore – deve essere un obiettivo racchiuso in ogni politica economica e di sviluppo, ed essere il metro del loro successo o fallimento”. “La comunità internazionale – ha affermato l’esponente vaticano – + chiamata ad assistere gli Stati nello sviluppare tali politiche, promuovere una nuova cultura della solidarietà ed incoraggiare i poveri ad essere protagonisti del loro sviluppo”, in modo così da “superare la marginalizzazione e creare le condizioni perché tutti beneficino dello sviluppo economico”.

“Se le responsabilità per l’equità sociale – ha dichiarato Migliore – ha a che fare primariamente con i singoli governi, la comunità internazionale ha il dovere di cooperare attivamente al suo incremento, sia creando condizioni commerciali e finanziarie favorevoli alla crescita di tutte le economie nazionale, sia rifiutando condizionamenti che impediscano agli Stati di adottare politiche mirate ad aiutare i settori meno favoriti della società, come i disabili e gli anziani”. Oggi, è l’analisi della Santa Sede, “il mondo soffre per lo scardinamento, a livello maggiore o minore, dello sviluppo sociale dal progresso economico”. Al contrario, “è importante ripetere che le politiche economiche non possono essere separate dalle politiche sociali; altrimenti, né le une né le altre raggiungerebbero i loro rispettivi obiettivi”. Negli ultimi dodici anni, in particolare, secondo Migliore “c’è stata una chiara tendenza alla crescita delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, tra paesi sviluppati, in via di sviluppo, e all’interno delle singole nazioni”. Ciò vuol dire, per la Santa Sede, che “i più grandi benefici della crescita economica globale non hanno raggiunto, parlando in generale, i segmenti più poveri della società”.

“Solo pochi Stati – la denuncia della Santa Sede – hanno raggiunto un giusto equilibrio tra il successo nell’economia di mercato ed il mantenimento, perfino la regolazione precisa, di una protezione sociale che assicuri uno sviluppo centrato sulla persona”. In “molti casi”, invece, “sono apparse nuove forme di povertà sia nei paesi ricchi che nei paesi poveri”. “La mancanza di mezzi tra i settori più deboli della società – ha aggiunto Migliore – ha portato alla perdita di relazioni sociali e di reti necessarie per mantenere l’integrità e la dignità personale”. E’ il caso, per la Santa Sede, “degli anziani lasciati da soli, dei malati non assicurati, dei disoccupati e degli inabili, dei migranti che non riescono a trovare lavoro, delle donne e degli uomini che soffrono per rotture familiari, di tutti coloro che si trovano in situazioni precarie”. “L’educazione è alla base di tutte le politiche sociali”, ha ammonito Migliore, per il quale “una società educata facilita la lotta contro la corruzione che mina la possibilità di crescita economica per i più poveri”. L’educazione, inoltre, secondo la Santa Sede “aiuta a creare strutture legali che lascino ampio spazio al diritto di proprietà e di libera intrapresa, salvaguardando nel contempo la piena partecipazione ai diritti economici e sociali di tutti, senza eccezione”.

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