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MONS. MARTINO, IN TERRA SANTA DUE STATI PER LA PACE, APPELLO PER BETLEMME

Israeliani e palestinesi sono “due popoli condannati alla pace”, e per realizzarla ci vogliono “due Stati che vivano tra loro in armonia”. Lo ha detto oggi mons. Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, presentando oggi ai giornalisti il Messaggio del Papa per la XXXVI Giornata mondiale della pace, che si svolgerà il 1° gennaio prossimo sul tema “Pacem in terris: un impegno permanente”. Israele e Palestina, secondo Martino, “non possono far altro che fare pace, vivere in armonia e far nascere finalmente quella zona di pace che tutti auspichiamo in Medio Oriente”.

Poi l’invito del presidente del dicastero pontificio a raccogliere l’appello del Papa a porre fine al conflitto in Terra Santa: “Purtroppo, noi cristiani – ha detto Martino – vediamo con dolore che la città di Betlemme, scelta dal Principe della Pace come luogo prediletto della sua nascita in questo mondo, è ancora minacciata dalla violenza e dal terrore. Ci auguriamo quindi che il messaggio-appello di pace che il Santo Padre lancia oggi agli uomini di buona volontà possa toccare i cuori di tutti coloro che sono chiamati a diventare operatori ed artefici della pace al fine di promuovere e consolidare una cultura della pace in questo nuovo millennio, basata sul rispetto della vita, sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, e sulla cessazione di ogni tipo di violenza e terrore, e su un rinnovato impegno in favore di una soluzione pacifica dei conflitti nel mondo”. Citando il messaggio del Papa, Martino ha sottolineato che “le politiche internazionali non possono collocarsi in una sorta di ‘zona franca’ in cui la legge morale non avrebbe alcun potere. Il legame tra morale e politica è particolarmente rilevante e attuale se viene valutato a partire dalla situazione di lotta fratricida presente nella Terra Santa”. Per Giovanni Paolo II, ha commentato Martino, “la soluzione di quella lotta, oltre che politica, deve essere prima di tutto e soprattutto morale”.Sir

Pacem in terris, un impegno permanente