Italia

Mons. Galantino: al Colle «un uomo di garanzia» che ascolti la gente

«A ogni buon cittadino interessa un uomo di garanzia, nel senso alto rispetto a ciò di cui oggi la nostra nazione ha bisogno. Intendo di garanzia per l’autorevolezza personale e che poggi l’orecchio sui bisogni veri della gente». Così il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, ha risposto oggi alla domanda se i vescovi italiani sono contenti che si profili l’elezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, politico «cattolico» proposto dal Pd. Secondo mons. Galantino, il nuovo presidente dovrà indicare chiaramente che i politici «non devono andarsene per conto loro, non allargare il fossato con la gente. Ci auguriamo per questo che chi esce da questa consultazione risponda a questi requisiti e preghiamo anche per questo».

Nella conferenza stampa a Roma a conclusione dei lavori del Consiglio permanente, il segretario della Cei ha ripreso il tema della «colonizzazione ideologica» toccato dal presidente, card. Bagnasco, nella sua prolusione. Tra l’altro ha affermato che «la colonizzazione ideologica del gender tende a capovolgere l’alfabeto umano, mirando a ridefinire l’uomo». Ha ammonito a stare «attenti perché quello che è successo e sta succedendo avviene mentre le famiglie dicevano: ‘Chi vi ha dato il permesso di parlare di queste cose ai nostri figli?’». Il segretario generale ha insistito sul fatto che «certe lobby, vista la reazione, stanno cercando altre strade per far passare il ‘gender’, mettendo un titolo apparentemente innocuo, del tipo aiutare i ragazzi a essere più tolleranti nella sinfonia delle differenze’». In realtà – ha poi proseguito – sotto questo tentativo c’è «una polpetta avvelenata di natura antropologica. Mentre io so che nasco in una certa maniera, oggi si cerca di dire ai nostri ragazzi: non c’entra più quello che sei ma quello che desideri essere».

Galantino ha auspicato che le famiglie si organizzino per resistere a questo tentativo, aggiungendo: «Su questo tema ho trovato i nostri politici, non dico conniventi, ma disponibili a farsi fare di tutto, ci sono fior di professori di filosofia in Parlamento che non si sono preoccupati di quanto sta avvenendo».

Sempre parlando della «colonizzazione ideologica» sulla famiglia, mons. Galantino ha detto: «Nessuno può negare che oggi la famiglia sia al centro di aggressioni molto chiare da parte di certe lobby. I diritti individuali sono sacrosanti. Ma l’errore è quando il diritto individuale viene preso come una via per andare verso il bene comune. I diritti individuali non possono essere contrabbandati come strada che porta al bene comune». Passando a parlare della libertà religiosa e «della libertà tout court», il segretario della Cei ha richiamato i fatti di Parigi dicendo: «A Parigi abbiamo tutti detto Je suis Charlie perché quello che è avvenuto è insopportabile: non si uccide. La libertà è un bene sacrosanto. Ma – ha aggiunto – Je ne suis pas Charlie quando viene confusa con la satira pesante e con la volgarità. In Italia sta succedendo che tutti abbiamo inneggiato alla libertà di scrivere e fare vignette su Maometto, sulla Trinità, sul Papa. Però guai a toccare questo tema del gender, perché allora sei trattato come un appestato». Ha spiegato che «se dico che ho perplessità sui libri dell’Istituto Beck nelle scuole, allora vengo subito emarginato. A me il discorso del gender e delle unioni civili non sta bene… soprattutto come lo ha fatto il sindaco di Roma. Che sfasatura sul piano culturale!», ha esclamato. «Dietro ci sono le lobby», ha ripetuto.

Interpellato su quale sia il parere sulla riforma delle Banche popolari proposta dal governo, che molti hanno interpretato come un attacco alla «finanza cattolica», mons. Galantino ha risposto: «Non è la finanza cattolica che è stata attaccata. Il fatto importante è che si tratta di una riforma che va nell’interesse del mercato». Ha spiegato come, a suo avviso, «il mercato non ha mai ben visto il voto capitario. In questo momento esprimersi in favore della riforma sta trovando molti consensi. Mentre – ha aggiunto – i presidenti delle banche coinvolte e i consigli di amministrazione non vedono bene la cosa». Esprimendo una certa perplessità su questa riforma ha poi aggiunto che «le riforme vere, e non quelle frutto di lobby bene identificate, devono concorrere ad andare nella direzione di ciò che le persone abbisognano davvero, creando condizioni per uno sviluppo sostenibile e per la promozione del bene comune». «Non mi pare – ha concluso – che su questa riforma si sia sentito dire che è stata introdotta per dare una maggiore attenzione a una distribuzione più equa delle ricchezze. In sostanza, per rimettere al centro i poveri».