Vita Chiesa
Mons. Fontana racconta il «clima» del Sinodo
di Lorenzo Canali
C’è anche un pezzo di Chiese toscane all’interno dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che ha preso il via domenica 10 ottobre in Vaticano. È quella rappresentata dall’arcivescovo Riccardo Fontana, pastore della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, nominato da papa Benedetto XVI come membro dell’assemblea sinodale. Una Chiesa, quella aretina, da poco gemellata con il patriarcato latino di Gerusalemme guidato da monsignor Fouad Twal e da sempre particolarmente sensibile al futuro di quella terra.
«È una straordinaria esperienza di cattolicesimo spiega monsignor Fontana grazie alla quale ci possiamo misurare con storie che, se da una parte sono molto diverse, dall’altra appartengono comunque tutte alla Chiesa».
Al Sinodo oltre la Chiesa di tradizione latina, partecipano anche le sei Chiese orientali cattoliche con a capo un patriarca. Presenze cristiane che possono essere il vero germe di speranza di un futuro di pace per quest’area. «Sentire le varie aree di tutto il Medio Oriente spiega il pastore di Arezzo, Cortona, Sansepolcro che manifestano i loro problemi, le loro speranze è particolarmente bello e utile. Questi primi giorni sono stati soprattutto giorni di adesione, di rappresentazione di storie diverse in tutto il vasto campo del Medio Oriente, con le Chiese che portano ciascuna la propria solidarietà».
Al centro dell’attenzione la situazione dei cristiani che, soprattutto in Terra Santa, sono ridotti ad una minoranza piegata dal conflitto arabo-palestinese e al centro di una vera e propria diaspora, che negli ultimi anni sta assumendo una dimensione drammatica. «Il Sinodo è anche un contributo concreto alla permanenza dei cristiani in quell’area, un contributo di solidarietà e di attenzione», sottolinea Fontana, uno dei primi pastori a rispondere all’appello del patriarca Twal per la costruzione di nuove case per i cristiani di Gerusalemme Est, che avevano visto distrutte le proprie abitazioni dalle ruspe israeliane. Lo scorso aprile, durante la Quaresima di carità, le parrocchie aretine-cortonesi-biturgensi avevano raccolto 100mila euro destinati proprio a questo scopo.
«La mia partecipazione al sinodo è un riconoscimento a tutta la diocesi», spiega il presule. Una situazione che ha chiamato all’impegno diretto non solo Arezzo, ma anche tutte le diocesi toscane. «La Toscana sta dando molto ai cristiani del Medio Oriente e della Terra Santa. Lo fa con i tanti pellegrinaggi e con le opere concrete. Penso alla Fondazione Giovanni Paolo II, all’impegno delle diocesi di Fiesole, Montepulciano-Chiusi-Pienza e Lucca, frutto di un’amicizia che lega le nostre terre».