Vita Chiesa

MONS. CROCIATA: CON L’IRC «STIAMO PROMUOVENDO IL BENE COMUNE»

«Questo convegno si lascia largamente apprezzare perché mette a tema alcuni nodi cruciali per l’insegnamento della religione, ma anche per la missione educativa della Chiesa nel nostro Paese». Lo ha detto, stasera, mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, celebrando la messa per i partecipanti al convegno nazionale dei direttori e responsabili diocesani dell’Irc e dei presidi delle Facoltà teologiche e direttori degli Issr. «La formazione iniziale e permanente dei docenti – ha sostenuto – resta esigenza di prima grandezza per garantire efficacia ad un insegnamento chiamato a dare un contributo strutturante all’educazione delle nuove generazioni». Accanto a questo «compito primario», va posto «l’impegno ad abitare una riflessione attenta a tenere vive le ragioni della presenza dell’insegnamento nella scuola pubblica. Un compito reso tanto più urgente da un dibattito, sia in Italia che in Europa, a cui non ci è consentito di rimanere estranei». In esso, infatti, «prendono piede proposte che rischiano di oscurare l’identità e il valore di un insegnamento confessionale che non ignora il pluralismo della nostra società né limita la sua laicità, ma piuttosto contribuisce a fondarla attraverso l’apporto che attinge alle radici storiche e culturali della nostra identità nazionale».In questa ottica, ha suggerito mons. Crociata, «dovremmo non smarrire mai la coscienza che non stiamo difendendo una causa di parte, ma stiamo promuovendo un bene comune». Di qui l’invito «a risalire verso le sorgenti della nostra fede». «Abbiamo bisogno – ha affermato il presule – di motivazioni ideali e culturali, e ancor più di risorse spirituali per il nostro cammino di fede: le attingiamo nell’incontro con Gesù risorto, che si dona nella parola e nell’Eucaristia, e da esse fa rifiorire la nostra vita». Mons. Crociata ha anche parlato della «condizione di responsabilità missionaria proprio del cristiano e della comunità credente che affronta la prova della fede in mezzo alle persecuzioni». Come la prima comunità cristiana, ha detto, «dobbiamo imparare a invocare ciò che invece è più vitale e necessario per la stessa fede, ovvero donarsi per fecondare nuove esistenze e suscitare nuova fede». «Il servizio educativo e formativo che vi è chiesto – ha concluso il segretario della Cei – si colloca sulla lunghezza d’onda della franchezza apostolica nel proclamare la parola. Il coraggio della nostra fede deve tradursi in tutte le forme espressive che ci vengono offerte. Un tempo come il nostro ce lo chiede in modo speciale; anch’esso conosce uditori della Parola di Cristo e cercatori discreti dell’incontro con Lui». (Sir)