Vita Chiesa

MONS. CROCIATA: ASSEMBLEA CEI, L’ITALIA E LO «SCARICARE LE RESPONSABILITA’»

In Italia c’è “una situazione per tanti versi preoccupante”: “non cambia il registro, lo stile, perché continua il gioco del trovare qualcuno su cui scaricare le responsabilità, qualcuno da trovare come capro espiatorio”. Ne è convinto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che rispondendo alle domande dei giornalisti – nel corso della prima conferenza stampa della 62ma Assemblea generale della Cei – ha precisato subito dopo che “con questo non si vuole fare del qualunquismo: chi ha più responsabilità deve sentire più forte il richiamo sul piano dello stile, della coerenza, delle decisioni concrete per smuovere le cose e operare scelte concrete e produttive”. Nel nostro Paese – ha detto mons. Crociata – c’è “un problema di etica che si pone sul piano politico, ma anche su altri piani: gli uomini che hanno responsabilità non sono solo quelli governativi, nella società ci sono spazi e luoghi di responsabilità diffusa”, come “la famiglia, la scuola, tutte le forme di vita aggregativa più o meno istituzionale”. “La questione politica è una questione, inseparabilmente e anche, sociale e culturale, senza però confondere distinte e differenti responsabilità”, ha spiegato il segretario generale della Cei: per questo “c’è bisogno di un’etica, di quell’accordo tra pulsioni, volontà e libertà, tra ideali e vita vissuta” già indicato dal card. Bagnasco nella prolusione.In questa prospettiva, ha proseguito mons. Crociata, “servire l’umano” significa per i cattolici “parlare delle cose che ci interessano richiamandoci tutti, a seconda del modo in cui siamo coinvolti, alla responsabilità, perché solo così la nostra parola può essere ascoltata. Solo così il nostro discorso non è moralismo, ma richiamo alla responsabilità che tutti abbiamo nei vari ambiti della società”. Del resto, ha puntualizzato il presule, “il senso della democrazia sta nel sentirsi tutti, sempre, corresponsabili, non certo nello stesso modo e nella stessa misura”. In Italia, invece, “tante cose non funzionano per il gioco dello scarico delle responsabilità, per la ricerca di un solo responsabile, di un capro espiatorio”. Per mons. Crociata non mancano, nel nostro Paese, esempi di “antropologia negativa”, ma “tutto questo non è il prodotto di una sola causa, anche se le cause non sono tutte uguali”. Di qui la necessità di “essere onesti e veri” e di “guardare a tutte le cause e le responsabilità, altrimenti diventa un gioco che possiamo fare tutti: guardiamo all’altro e non a noi stessi”. Quanto alla “rappresentatività” politica, ha osservato mons. Crociata, “riguarda la capacità di tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche di esprimere veramente le esigenze, i bisogni, le attese della nazione tutta intera”. In Italia “c’è una variegata modalità di rappresentanza, che non è solo quella strettamente politica, quella determinata dai processi democratici delle elezioni. Ci sono tante altre forme e sedi in cui rappresentare le esigenze della popolazione e della gente. Il nostro compito è essere attenti, ascoltare, rispettare le attese, i bisogni, le richieste che vengono dalla gente”. E’ in questo scenario, per mons. Crociata, che va inquadrata “anche la questione della legge elettorale”, di cui si è già parlato durante la recente Settimana sociale di Reggio Calabria. Cosa comporta per l’Italia il rischio di “galleggiare”, paventato dal card. Bagnasco? “Il rischio – ha risposto mons. Crociata – è di procedere, di andare aventi senza un timone tenuto fermo e una direzione perseguita con chiarezza e decisione. Chi ha responsabilità, deve sentirsi interpellato a trovare le modalità proprie della gestione della cosa pubblica: il problema è trovare una direzione perché i problemi vengano affrontati e le decisioni assunte per il bene della vita delle persone e della collettività tutta intera”. Le “valutazioni sui passaggi politici concreti” non spettano ai vescovi.Sir