Vita Chiesa
Mons. Crociata ad Agesci: alleanze con comunità ecclesiali per vincere sfide educative
«La difficoltà di riconoscere e apprezzare la dimensione morale dell’agire, soprattutto pubblico», e «il problema di diventare uomo e, quindi, di come aiutare una persona a realizzare ciò che è, a diventarlo sempre di più»: sono queste, per mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), le due sfide con cui ci si deve misurare nell’ambito della trasmissione della fede. Aprendo, oggi ad Assisi (fino al 6 febbraio), il convegno nazionale assistenti ecclesiastici dell’Agesci, che vede anche la partecipazione di quelli del Masci e degli Scout d’Europa (Fse), il segretario generale della Cei ha richiamato «l’esigenza di costruire un progetto educativo con la comunità adulta, dove si riesca a chiamare a raccolta i diversi soggetti che si occupano della crescita delle nuove generazioni: le famiglie, le parrocchie, le associazioni con il loro bagaglio di esperienza e di educatori, la scuola, il territorio. Solo insieme riusciremo a far emergere il volto dei nostri giovani». Questi ultimi, ha affermato, «portano con sé una novità di cui a volte abbiamo timore perché non la conosciamo; portano con sé istanze che non sono tutte da accettare e da assecondare. Soltanto se riusciamo ad avere uno sguardo buono su di loro, avrà senso cercare di comunicare loro la nostra fede e la nostra speranza che è Gesù Cristo».
Ne consegue l’importanza di educatori credibili: «Oggi i ragazzi non si fidano più delle sole parole. Hanno imparato a utilizzare il criterio della fedeltà e della coerenza sopra tutti gli altri: non sempre sono disposti all’ascolto, ma di sicuro non lo saranno mai se si troveranno di fronte a degli educatori che non dimostrano coerenza di vita con le cose che dicono». Per vincere queste sfide, ed evitare anche che l’esperienza associativa diventi autoreferenziale, mons. Crociata ha esortato assistenti e associazioni a «fare alleanze con le comunità cristiane, sia a livello diocesano che parrocchiale, perché la vostra esperienza possa essere capace di animare la vita delle comunità. Un gruppo di persone che non ha perso speranza nell’annuncio del Vangelo può essere uno stimolo forte alla vita di tutti. Fate alleanze – ha aggiunto – con le comunità ecclesiali perché le cosiddette ‘buone prassi’ sono una ricchezza per l’intero territorio. In questo senso vi invito anche a sentirvi in comunione con le comunità. Un cammino di Chiesa – ha ribadito – ci chiede di non essere battitori liberi, di non costruire luoghi separati dove si corra il rischio di sentirsi migliori». «La passione educativa – ha concluso – va riscoperta come parte dell’annuncio del Vangelo, mai disincarnato dalla vita. Una passione che ci deve portare alla cura di tutta la vita di questi ragazzi».