In materia di immigrazione, nell’ultimo Consiglio permanente i vescovi hanno ribadito la secolare cultura di accoglienza e rispetto che caratterizza il nostro Paese e l’esigenza di inquadrare il fenomeno migratorio in una visione umanistica irrinunciabile, ma hanno anche ripetuto che la cultura dell’accoglienza non comporta minore attenzione al problema sicurezza, che può essere affrontato solo con politiche che sconfiggano la marginalità sociale ma anche con la salvaguardia della legalità per tutti, gli immigrati per primi. Lo ha riferito mons. Betori, secondo il quale l’apertura all’accoglienza non significa venir meno ai problemi della sicurezza: ciò non significa paura dell’altro, ma comporta la volontà di operare perché attraverso la salvaguardia della legalità decadano i motivi di insicurezza nella società. Interpellato dai giornalisti sulla questione dei ricongiungimenti familiari, Betori ha precisato che i vescovi non hanno preso in esame il ddl, ma che tutto ciò che concorre a combattere gli abusi degli strumenti di accoglienza è ben accolto. I ricongiungimenti, infatti, sono uno strumento fondamentale di integrazione degli immigrati nella nostra società, che abbatte anche il pericolo di disordini, ma occorre nello stesso tempo riconoscere allo Stato il diritto di difendersi dagli abusi o dalle illegittimità.Sir