Vita Chiesa
Mons. Agostinelli: «Tutti possiamo fare di più per contrastare violenza sulle donne»
«In quell’oggetto, la Sacra Cintola, che un’antichissima tradizione vuole abbia cinto il grembo della Madonna – prosegue il vescovo – , il nostro sguardo va proprio a Maria, una donna che, con il suo “Sì” ha permesso l’incarnazione del Verbo Gesù Cristo e la salvezza dell’uomo. Una donna alla quale neanche il Signore ha voluto imporre la propria volontà, lasciandola libera di acconsentire al progetto di Dio. Così l’evento centrale, l’evento chiave nella storia della salvezza si è realizzato in lei e per mezzo di lei. Di fronte ai troppo frequenti episodi di violenza sulle donne, fisica e psichica, come Vescovo e come uomo, provo un profondo dolore e severa riprovazione; dobbiamo proteggere la vita delle donne e opporci alle moderne schiavitù, come la tratta delle donne, ma anche quel desiderio della donna come possesso che produce solo violenza e negazione della donna come soggetto».
«Nella tradizione ebraica si dice: “Dio conta le lacrime delle donne”, come a sottolineare che la creatura femminile, nata quale essere con la stessa dignità di quella maschile, porta però in sé una particolare capacità di sentire, di vivere la sofferenza in modo profondo, di partecipare al dolore altrui con grande sensibilità e diventa quindi un ulteriore modo con cui Dio stesso si pone accanto ai propri figli per mostrare loro la propria misericordia. Se oggi, dunque, siamo arrivati alla parità fra uomo e donna è anche grazie ai valori della cultura occidentale, nella quale il pensiero ebraico-cristiano, pur con tutti gli errori del passato, ha assunto un ruolo determinante ed ha contribuito ad affermare che, sul piano del valore della persona, non vi sono differenze di genere, oltre che di età, salute, condizione sociale o altro».
«L’occidente – scrive ancora il vescovo – può ancora rappresentare qualcosa a livello mondiale se sarà capace di recuperare le proprie radici. Purtroppo, la nostra epoca, più che una crisi economica sta vivendo una crisi spirituale, di valori, ed in questa situazione viene penalizzata la parte più debole della società, di cui fa parte spesso ancora la donna. Le responsabilità sono molteplici: accanto alla famiglia, alla parrocchia ed alla scuola, si sono fatte sempre più forti le voci di una miriade di altre “agenzie educative”, non ultimi i mezzi di comunicazione di massa, in particolare quelli del nuovo ambiente digitale, che portano la società a vivere in un eterno presente, privati degli insegnamenti del passato e della speranza per il futuro. Tutti, Chiesa compresa, possiamo fare di più per contrastare una cultura di violenza, di sopraffazione, di mercificazione, che proprio nella donna più facilmente trova assurdo sfogo. Perché, da sempre, è la donna a dischiudere il futuro dell’uomo».