Vita Chiesa

Monaci a Capraia, il sogno è aprire un eremo sull’isola

di Luigi DamasoUna sera di luglio, nella quiete di Vallombrosa, con alcuni amici abbiamo avuto il piacere di conoscere Padre Nino Barile e Padre Marco Pavan, monaci cistercensi a Capraia. Non è facile sintetizzare in poche righe il percorso ventennale di una piccola Comunità monastica il cui esito inaspettato è stato l’approdo all’isola di Capraia.

Il 22 febbraio 2002, festa della Cattedra di San Pietro, gli sguardi di questi religiosi si sono posati per la prima volta su questa roccia battuta dai venti e dal mare, sorridente di «erica e rosmarino, corbezzoli, elieriso e ginestra». Un doppio esodo li ha condotti qui in tre.

Due «strappi» tanto drammatici quanto inevitabili: da una abbazia cistercense il primo (luglio 1996); dopo un faticoso e confuso tentativo di esperienza monastica in diocesi di Grosseto (febbraio 2002), il secondo.

Riandando con la memoria a questo cammino i nostri amici ringraziano Dio per averlo percorso, per averli guidati sulla via non sempre facile e chiara dell’intelligenza e della distinzione alla luce delle Scritture, dando loro modo di capire cosa tenere e cosa lasciare, in quale modo tentare di vivere la nuova forma di vita nell’inesauribile vitalità della tradizione monastica e nella luminosa freschezza dell’oggi di Dio.

Il vescovo di Livorno Diego Coletti li ha accolti in Diocesi nel 2002 e, nello stesso anno, il 1° novembre, li ha costituiti in Fraternità Monastica. A Capraia, luogo scelto fondamentalmente perché già terra di monaci, anacoreti e cenobiti, dal IV secolo, l’esistenza di questi monaci continua nel duplice riferimento della Regola di San Benedetto e del Vangelo, esercitandoli nella non facile arte di coniugare i ritmi della preghiera monastica con la cura temporanea della piccola comunità parrocchiale, nell’attesa di poter finalmente dare una dimora stabile ai loro desideri.

L’insediarsi in un luogo silenzioso e isolato, in un «deserto» – secondo il significato della parola greca eremo – è un dato costante della tradizione monastica, in linea con la chiamata di dedicare la propria vita alla ricerca di Dio e alla preghiera in ogni momento. La ricerca di tali condizioni per questa piccola Comunità è cominciata praticamente il giorno stesso del suo arrivo sull’isola: la casa canonica, nella quale tuttora con fatica abitano, si rivelò da subito inadatta a garantire spazi e solitudine necessari alla vita di una comunità monastica, vuoi per la sua collocazione (nel centro del piccolo paese), vuoi per la sistemazione dei locali. Arrivati con il desiderio di stabilirsi su un’isola, per sua natura un perfetto eremo «naturale», i nostri amici si sono trovati nella necessità di iniziare di nuovo la loro ricerca sul luogo, specialmente per evitare l’invadente afflusso estivo dei turisti.

Nel luglio del 2002 questa piccola Comunità ha inoltrato una richiesta di comodato al Ministero di Grazia e Giustizia per uno degli edifici dell’ex colonia penale dell’isola, situato a 7 km dal paese e adatto sotto ogni punto di vista (pare che in origine fosse un convento). A tutt’oggi non è ancora pervenuta una risposta chiara in merito e, nonostante l’oggettiva difficoltà, i tre monaci non disperano, con l’aiuto del Signore, di ottenerne una quanto prima.

Nel frattempo, con l’aiuto di alcuni amici e grazie ad una piccola donazione, è stato possibile avviare il recupero della chiesetta di Santo Stefano (XI sec.) e del piccolissimo fabbricato annesso (circa 50 metri quadrati). Si tratta dei resti del più antico insediamento monastico del luogo (IV sec.), situato a 4 km dal paese, un piccolo seme di speranza per poter dare forma su quest’isola ad una esperienza monastica. I lavori di ristrutturazione dovrebbero iniziare – salvo imprevisti – nel prossimo autunno.

In tali condizioni ogni forma di sostegno o di aiuto è, ovviamente, una benedizione di Dio. In questo senso, chiunque volesse contribuire, economicamente o in altro modo, può farlo contattando la Comunità a questo indirizzo: Fraternità Monastica di Capraia – Via Carlo Alberto, 40 – 57032 Capraia Isola (Li) 0586.905015. È anche aperto un conto corrente postale per eventuali donazioni: c/c n. 33502436 intestato a «Barile Gaetano pro eremo S. Giuseppe».