Pisa

MMIGRATI SOTTO LA TORRE

di Francesco Paletti

Per otto ore al giorno suona Mozart e Beethoven piuttosto che Strauss. Ma per rilassarsi no, «meglio un po’ di buon jazz o anche Paolo Conte, un autore straordinario». Non ha dubbi Artan Tushi, albanese di 37 anni, di professione pianista di danza all’Accademia del Teatro de La Scala di Milano: «Sono qua da un anno e per me è la realizzazione di un sogno – spiega -: a dirvela tutta dal punto di vista lavorativo un musicista con la mia formazione non può chiedere di più». Per quanto riguarda la vita privata e  familiare, invece, Artan qualcosa ancora da chiedere ce lo avrebbe: «Mi piacerebbe comprare una casetta a Milano, un’abitazione anche modesta ma nostra e poi un lavoro per mia moglie Hortenzia e la cittadinanza: quest’anno “festeggio” i dieci anni di permesso di soggiorno, visto che sono arrivato nel 1998, e spero proprio di diventare vostro concittadino». Lui di Kavaje, lei di Tirana: uno fa il pianista, l’altra la cantante lirica nell’Opera del Duomo. «Ci siamo conosciuti sui banchi del liceo artistico e, nonostante tutto, siamo ancora insieme, più uniti di prima – racconta -: anche per questo vorrei che mi raggiungesse qua a Milano, ma per il momento abbiamo deciso di non fare salti nel buio».L’esperienza insegna, soprattutto quella di Artan: «Ricordo ancora come un periodo bruttissimo il mio primo periodo in Italia, quando facevo il magazziniere in una palestra di Calcinaia: ero appena arrivato e quella è stata la prima occupazione che ho trovato. Ma non faceva per me: trascorrevo le giornate a mettere a posto gli attrezzi e a distribuire bottigliette d’acqua. Era un’occupazione assolutamente dignitosa, ma per me era frustrante perché volevo lavorare nella musica». Meglio gudagnarsi da vivere suonando, quindi, «anche se, i primi tempi, non sono stati affatto semplici – ricorda -: per tanti anni ho fatto piano bar in un locale di Montecatini Terme, sicuramente meglio della palestra, ma con quel che guadagnavo era dura arrivare a fine mese». La prima regola che ha imparato in Italia, però, è «mai perdersi d’animo»: di sera il lavoro nel locale, di giorno a sgobbare sui libri «perché i dodici anni di liceo artistico e i quattro di conservatorio che ho fatto a Tirana in Italia erano carta straccia: perché fossero riconosciuti, ho dovuto fare due anni in uno al Teatro Mascagni di Livorno, al termine dei quali, finalmente, sono diventato un professionista del pianoforte anche in Italia». Quella, infatti, è stata la svolta: «Sono stato subito assunto da una scuola di musica di Ponsacco dove ho lavorato fino a dodici mesi fa, cioè quando ho ricevuto la telefonata da La Scala di Milano».C’è anche il suo nome nel lungo «elenco» dei 29.729 immigrati «in regola» che la Caritas, nel «Dossier statistico immigrazione», stima vivano in Provincia di Pisa, «perché – spiega – ho ancora la residenza a Pontedera e per il momento non ho intenzione di cambiarla». Dati alla mano, secondo l’edizione 2008 del rapporto annuale dell’organismo pastorale della Chiesa italiana, la popolazione straniera soggiornante nel territorio pisano, fra il 2006 e il 2007, è aumentata dell’ 11,8%, un incremento ampiamente superiore sia a quello medio toscano (10,2%) che, a quello nazionale. «Il dato pisano e, più in generale quello della Toscana costiera, dove si sono realizzate le percentuali d’incremento più elevate, sembrano essere la spia di un cambiamento in atto nella distribuzione territoriale delle presenze immigrate – spiegano gli esperti del Dossier-: è verosimile immaginare che si tratti di un conseguenza di quel processo di radicamento diffuso sul territorio, tipico dei Paesi e delle regioni d’immigrazione matura, quali l’Italia e la Toscana sono ormai diventate da anni».In assoluto, comunque, la provincia che assorbe il maggior numero di stranieri rimane quella di Firenze (95.560 persone), seguita da Prato (34.048), Arezzo (29.736) e Pisa.Per quanto riguarda le aree di provenienza, invece, il territorio provinciale si caratterizza per una quota elevata di immigrati originari dell’Europa centro-orientale (44,2%) e soprattutto africana (26,3%, l’incidenza più elevata fra tutte le province toscane). La collettività più numerosa è quella albanese (6.021 presenze). Seguono i marocchini (2.519), i senegalesi (2.027), i romeni (1.343) e i filippini (934).