Toscana
Mistero sull’impennata dei prezzi
Le associazioni dei consumatori cercano di difendere come possono la «borsa della spesa».L’Intesa dei consumatori (che raggruppa Federconsumatori, Adoc, Codacons e Adusbef) ha raggiunto un’intesa con la Confesercenti per il «Prezzo amico» per bloccare fino al 31 dicembre una quarantina di prodotti di largo consumo: alimentari, prodotti per la casa, abbigliamento, ma anche consumazioni nei bar e nelle pizzerie. L’iniziativa, partita il 23 settembre, coinvolgerà la maggior parte dei circa 30 mila negozi iscritti alla Confesercenti toscana.
Iniziativa inefficace ribatte la Coalizione dei consumatori (Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino, Unione nazionale consumatori). Ormai, dicono, i prezzi sono già aumentati e chiedono provvedimenti volti a scoraggiare comportamenti speculativi. Inoltre, chiedono provvedimenti strutturali con proposte specifiche per il commercio, Rc auto, tariffe professionali e che devono avere effetti duraturi.
Contro il «caro prezzi» Susanna Cenni, assessore regionale al commercio, ha proposto un tavolo toscano per mettere freno ai rincari selvaggi. Al confronto dovrebbero partecipare consumatori e utenti, la Regione e tutte le associazioni di categoria di agricoltura, artigianato, commercio e industria.
L’Adiconsum, insieme alle associazioni aderenti alla Coalizione consumatori a tutela del consumatore, intende intraprendere iniziative di lotta contro il caroprezzi. La Coalizione chiede in particolare alla grande distribuzione (Coop, Esselunga, Conad, Superal…) di destinare degli spazi per la vendita diretta dal produttore al consumatore soprattutto per i prodotti del settore ortofrutticolo valorizzando così anche le produzioni locali. Ai Comuni chiede invece di aprire i mercati all’ingrosso al pubblico almeno tre giorni la settimana e di consentire ai produttori la vendita diretta dei propri prodotti senza passaggi di intermediari. Le richieste della Coalizione sono suffragate dai dati rilevati dall’Ismea che indicano come i prezzi dei prodotti ortofrutticoli subiscano un primo raddoppio nel passaggio dal coltivatore e un secondo raddoppio nel passaggio dai mercati generali al consumatore. Ad esempio, il prezzo della lattuga è alla produzione di 0,59 euro. All’ingrosso passa a 1,20, mentre al dettaglio si paga 1,85. Il prezzo alla produzione delle zucchine è di 0,53, all’ingrosso 0,94 e al dettaglio 1,67. I meloni passano da 0,24 a 0,42 a 1,03. Infine, le pesche costano alla produzione 0,52 euro, 0,89 all’ingrosso e 1,55 al dettaglio.
COME SI FANNO LE STATISTICHE