Se l’impegno condiviso è quello di non dimenticare nessun aspetto della vita umana, i lavori del convegno europeo delle Missioni Cattoliche Italiane ci porteranno a comprendere meglio come sia possibile vivere in una società globalizzata senza permettere che la globalizzazione emargini qualcuno, magari, in nome della nazionalità, lingua, cultura o religione. Con queste parole mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes spiega gli obiettivi del seminario-convegno che si aprirà a Lione il 15 settembre (fino al 21) sul tema Per quale persona? Nella diversità percorsi di condivisione e solidarietà, su iniziativa delle Mci in Europa e in collaborazione con la Fondazione Migrantes, Inas-Cisl e Fai-Acli. Secondo mons. Saviola un grande numero di italiani in Europa ha raggiunto un buon livello di integrazione, gode di una soddisfacente vita sociale ed economica, eppure sono presenti anche delle grandi povertà. Una sfida fondamentale rimane quella di ritrovare il senso della vita e dell’avere risposte adeguate ai profondi interrogativi sulla fede. La Chiesa ha accompagnato gli emigrati italiani nel loro cammino, tenendo viva e facendo crescere aggiunge don Michele Morando, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale degli Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes – la fede incarnata nelle loro tradizioni religiose e li ha da sempre aiutati a ricreare, nei nuovi contesti culturali e sociali dei paesi di accoglienza, nuove reti di solidarietà comunitaria e familiare. Le associazioni che insieme alla Migrantes e alle Missioni Cattoliche Italiane si confronteranno su questi temi testimoniano aggiunge don Morando – il genio e la creatività di questa azione di fronte alle sfide dell’emigrazione. In Europa, secondo il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, vivono oltre 2.500.mila italiani. A loro fianco 214 strutture pastorali della chiesa italiana con sacerdoti, suore, religiosi ed operatori pastorali.Sir