Firenze
Missione giovani #liberiperamare: il diario dei missionari
2 Novembre 2017
Caro diario,
Scrivo al termine di questa nostra seconda giornata di missione nei quartieri che vanno da Brozzi a S. Jacopino. Questi due giorni sono stati molto intensi e dedicati in modo particolare alla formazione di noi missionari. Infatti già ieri, dopo aver superato gli imbarazzi iniziali, ci siamo concentrati su cosa vuol dire fare testimonianza e sulle caratteristiche che dovrebbe avere il racconto della nostra storia affinché il messaggio in essa contenuto possa raggiungere il più possibile coloro che ci ascoltano. Siamo passati così passati dalla teoria alla pratica: ci è stato chiesto di preparare la nostra testimonianza, quella che avremmo raccontato ai giovani delle scuole e delle strade di Firenze. Inizialmente ho visto un po’ di paura negli occhi di noi ragazzi, probabilmente dovuta alla timidezza, o comunque un timore dovuto all’offrire a persone appena conosciute delle esperienze molto intime e personali. Ma con calma ed elaborando questo piccolo “trauma” iniziale, negli occhi di tutti è cambiata la luce ed erano pieni di gioia, quella gioia che contraddistingue il donarsi gratuitamente.
Nel tardo pomeriggio abbiamo partecipato alla S. Messa presieduta dall’arcivescovo Betori, che ci ha ringraziato per la nostra forte e coraggiosa testimonianza di fede e ci ha consegnato il mandato missionario insieme alla nostra “divisa”: la croce e la felpa con il titolo della missione “#liberiperamare”.
Anche oggi è stata una giornata intensa. Dopo esserci ritrovati presso il nostro campo base nella parrocchia di S. Donato in Polverosa, abbiamo avuto del tempo per finire di preparare la nostra testimonianza prima di condividerla in piccoli gruppi. Da questa nostra comunione è venuto fuori molto di più: ognuno si è sentito, anche nelle cose più piccole, toccato dalle esperienze degli altri missionari.
Dopo aver pranzato insieme, ci siamo trasferiti nella prima parrocchia che ci avrebbe accolto in questa missione, San Jacopino. Qui abbiamo preparato balli e canti che ci serviranno per i flashmob con cui cercheremo di coinvolgere più persone possibile: sarà bellissimo se riusciremo a trasmettere anche solo l’1% di quella gioia che abbiamo iniziato a vivere e condividere noi in queste ore.
Dopo la messa con la comunità, abbiamo condiviso con i giovani della parrocchia la cena, cercando di creare un dialogo già nel tempo di attesa della cena, giocando a calcio o semplicemente ascoltandoli suonare un pianoforte scordato. Dopo questo momento un gruppo di noi è partito ed è andato in alcuni luoghi, come il centro commerciale di S. Donato, per incontrare le persone in strada; un altro gruppo invece è rimasto a fare testimonianza con i ragazzi della parrocchia. Inizialmente erano distratti e rumorosi, ma appena hanno ascoltato le esperienze di giovani poco più grandi di loro o addirittura coetanei, i loro cuori si sono aperti alle parole che venivano loro donate.
Finito l’incontro ci siamo resi conto che la gioia con cui eravamo arrivati era non raddoppiata ma triplicata e che nell’anima dei ragazzi qualcosa avevamo smosso. Il feedback ce l’hanno dato direttamente loro con le domande e i loro grazie nel momento in cui ci siamo salutati.
Edoardo
4 novembre 2017
Caro diario,
la giornata è iniziata con un momento di preghiera nella chiesa di San Donato, insieme con tutti i missionari, per preparare il cuore agli incontri che avremmo fatto nella mattinata e, nel mio caso, per l’incontro che avrei fatto poco dopo con i ragazzi del liceo scientifico Leonardo da Vinci. Mi era stato detto che incontrare i ragazzi nelle scuole sarebbe stata un’esperienza molto bella, ma anche complessa: davanti a me avrei avuto ragazzi che, com’è normale a quell’età, sarebbero stati colmi di dubbi, domande, forse anche di pregiudizi, ma in essi si percepisce chiaramente quella voglia di una proposta diversa da ciò che la società, molto spesso, suggerisce loro. Con questi sentimenti nel cuore e pensieri in testa sono entrata nella classe dove avrei parlato della mia esperienza di incontro con Dio, consegnando parte della mia storia e della mia intimità a dei ragazzi, come me, che non avevo mai visto prima. Ero agitata e nervosa, ma avevo accanto a me gli altri missionari, che mi avrebbero sostenuto ed incoraggiato con la preghiera e, soprattutto, sapevo che Dio, col suo Spirito, mi avrebbe aiutata ad essere suo strumento d’amore. È stato meraviglioso aprire il mio cuore a quei ragazzi e raccontargli di come Dio è entrato con dolcezza e delicatezza nella mia vita, trasformando le inquietudini, le paure e le fragilità che oscuravano il mio cuore prima di incontrarlo. Negli occhi di quei ragazzi c’era così tanta voglia di infinito che mi ha riempito il cuore e fatto assaporare la bellezza di poter essere, semplicemente con la mia esperienza, strumento e veicolo di un amore che può dissetare quella sete.
La pienezza nata dagli incontri fatti con questi ragazzi è aumentata ancora di più nel pomeriggio quando, tra danze e sorrisi, abbiamo portato la gioia di Dio nel centro commerciale di san Donato. Questa è stata l’occasione in cui ho avuto chiara la percezione di cosa significhi “metterci la faccia”, esporsi senza difese, annunciare ciò che ha cambiato la mia vita, ciò che ogni giorno la trasforma e ne fa un’opera stupenda. Non avrei mai pensato che sarei stata in grado di parlare di Gesù, del suo amore, in un centro commerciale, perché ancora la mia resistenza ad un Dio che può tutto, anche l’impossibile, è forte. La missione, però, non è altro che questo: scegliere di essere strumenti di Qualcuno più grande di te, più potente di te, che prima di te si è fatto servo. Essere strumento di un amore che mi ha resa libera, che mi ha resa figlia. Figlia libera e amata.
Stella
6 novembre 2017
Caro diario, ciao!
La missione giovani, in questi giorni, sta riempiendo di gioia le aule, le vie, i vari luoghi di incontro di questo vicariato!
Ieri ho trascorso davvero una bellissima mattinata nella chiesa del Preziosissimo Sangue: sono stata invitata a partecipare alla S. Messa domenicale delle ore 10, quella dei bambini del catechismo, insieme al gruppo dei missionari che per il periodo della missione sono ospiti della casa parrocchiale. La celebrazione è stata una vera e propria festa! Le panche erano piene di tante famiglie e in chiesa risuonavano le dolci voci di tantissimi bambini: soltanto loro riempivano tutte le prime otto file di banchi! Le ho davvero contate perché non potevo credere ai miei occhi!. Molti di loro avevano anche un piccolo ma essenziale compito per arricchire la Messa, per esempio: suonare uno strumento, far scorrere le diapositive su un grande schermo dove venivano proiettati i canti. Inoltre, erano presenti anche molti catechisti: alcuni stavano insieme ai bambini mentre altri animavano l’assemblea suonando e cantando. Una cosa che mi ha colpito molto è stata la semplicità e la simpatia con cui il sacerdote si rivolgeva ai piccoli: il suo modo di comunicare con loro li rendeva molto partecipativi e gioiosi.
Durante l’omelia, don Luigi ci ha poi chiamati per fare una piccola testimonianza su quello che stavamo vivendo in questa esperienza, chiedendoci in particolare la ragione che ci aveva spinti a partecipare alla missione. Il motivo principale che mi ha fatto pronunciare questo “si” è stato il desiderio di voler condividere con gli altri un incontro che, non mi ha stravolto la vita, ma che ha cambiato il modo con il quale cerco di guardarla e viverla. Insieme a Dio sto imparando ad avere fiducia, a non temere, a vivere sapendo di essere amata per come sono, da sempre… E quando scopri una cosa così bella non puoi tenerla nascosta dentro al cuore, ma hai voglia di condividerla in modo che qualcun’altro possa farne esperienza! Dulcis in fundo, dopo la Messa, siamo stati “inghiottiti” da un’aula di bambini di otto anni durante la loro ora di catechismo.
Per il pranzo, ci siamo ritrovati con i missionari nella chiesa di San Donato in Polverosa, il “quartier generale” della missione, per continuare a passare la giornata in fraternità!
Insomma… come avrai potuto vedere, mio caro diario, non ho avuto proprio tempo di annoiarmi! E così nemmeno tutti gli altri giorni che sono riuscita a dedicare alla missione!
Ti saluto dicendo il mio grazie a tutti, di vero cuore… e che è bello mettersi in gioco per qualcosa, anzi per Qualcuno di grande, in cui credi!!!
Laura
Caro diario,
questi giorni di missione sono stati intensi e ricchi di emozioni. Mi sono lanciata in questa esperienza nuova con molti dubbi e non sapendo cosa aspettarmi. Sono stata a “pieno servizio” solo sabato e domenica, ma è stata un’esperienza che non dimenticherò. Ciò che mi porto dentro più di ogni altra cosa sono i segni del Signore nella mia vita… e in questi giorni sono stati davvero evidenti ai miei occhi.
Ieri, ad esempio, è stata una giornata molto particolare. Dovevo andare all’università per seguire dei corsi obbligatori ed ero dispiaciuta di non poter essere con gli altri missionari. Perciò ho deciso di pregare per loro e sono andata nella chiesa della Santissima Annunziata, che è vicina alla mia facoltà. Erano le 11 di mattina ed, entrata in chiesa, ho visto che stava per iniziare la messa. È stata un’esperienza insolita per me, un dono che mi ha spinta ad invitare alla catechesi, che si sarebbe tenuta la sera a San Donato, il mio ragazzo non credente… Inaspettatamente lui mi ha detto di “Si!” ed è venuto. La serata è stata incentrata sul tema del desiderio: fra Francesco, con le sue parole, ci ha fatto capire che non bisogna rimanere ripiegati su se stessi ma aprirsi agli altri, far conoscere la bellezza di Gesù, non aver paura di aspirare a cose più alte… desiderare oltre noi. Senza saperlo, questo frate ha parlato dritto al mio cuore. La catechesi è finita con un momento di adorazione in chiesa tutti insieme e… è stata la prima volta che ho pregato con il mio ragazzo accanto!!! Ho provato una strana sensazione, ma sicuramente bellissima, e mi sono sentita piena di gratitudine. Sono tornata a casa la sera con la voglia di ringraziare il Signore che era entrato nella mia vita e aveva sciolto i miei dubbi e le mie paure.
Questi giorni mi stanno dando tanto ed è bellissimo incontrare giovani che non conosci per le strade o a scuola e raccontare loro chi sei e in cosa credi. Ma ancor di più ieri ho sperimentato che anche quando torno alla mia “normalità”, fatta di lezioni in università, uscite con gli amici, incontri in parrocchia etc… il Signore entra nelle mie giornate e nella mia vita, basta saperlo riconoscere e guardarlo con occhi nuovi, invece di ripiegarmi su me stessa!
Elisabetta
Caro diario,
oggi è stata una giornata ricca di sorprese. Con un gruppetto di missionari sono andato in una scuola superiore per incontrare gli studenti nelle ore di religione. Arrivati li, abbiamo scoperto che c’era in corso l’autogestione e abbiamo visto fiumi di giovani che si trovavano a dover “organizzare” sul momento attività di loro interesse per occupare il tempo di questa mattinata. Siamo entrati nel corridoio che l’istituto aveva riservato all’autogestione e abbiamo notato che in alcune aule erano ospitati dei workshop: dal beat box alla fotografia, da un forum sulle droghe pesanti a un dibattito sulla violenza contro le donne.
Dopo alcuni momenti di inerzia, gli studenti ci hanno detto che potevamo usare un’aula per incontrare chi fosse interessato a conoscere noi e l’esperienza che stavamo vivendo! Don Daniele ed io siamo entrati nell’aula e abbiamo detto ad alcuni ragazzi se avevano voglia di ascoltare la nostra testimonianza. Nulla totale! Ad un certo punto abbiamo visto una ragazza con in mano una Canon: ci ha colpito il suo sguardo. Così ci siamo fatti avanti e abbiamo iniziato a chiacchierare con lei di fotografia. Dopo un po’ è passato un gruppo di studenti e la ragazza che stava parlando con noi ha invitato i suoi compagni a fermarsi ed aggiungersi alla conversazione: con nostra grande meraviglia, ci siamo trovati con 20 giovani in aula. E, dopo quasi un’ora, eravamo ancora lì a raccontare le nostre storie e confrontarci con questi studenti sugli argomenti che avevano suscitato in loro maggiore curiosità.
Mi ha colpito molto lo sguardo di ogni ragazzo e ragazza che ho incontrato in questa scuola: hanno vinto il loro timore e sono entrati in relazione con noi, tirando fuori una parte bella di se stessi. Questo incontro inaspettato mi ha stimolato e caricato e ringrazio il Signore perché ha stravolto i miei schemi, donandomi lo stupore dei bambini!
Luca
Caro diario,
ieri sono arrivata all’università convinta che la mia esperienza come missionaria fosse conclusa. Invece, appena sono entrata in biblioteca, il primo ragazzo che ho incontrato mi ha chiesto come stava andando la missione e, improvvisamente con mia enorme sorpresa, abbiamo cominciamo a parlare di argomenti sui quali non mi era mai capitato finora di confrontarmi con gli amici dell’università, come ad esempio la castità e la confessione. Dopo questa bella chiacchierata, sono andata a lezione, rischiando di fare tardi, e anche lì una ragazza mi ha fermata per domandarmi cosa stavo provando nel vivere questa “avventura”. E quando ci siamo salutate mi ha detto che ci saremmo riviste ad uno degli incontri serali a San Donato. Ma non è finita qui!!! Durante la giornata mi sono capitati altri episodi simili: tanti amici che ho rivisto in quelle ore, in cui mi sono ritrovata immersa nella mia quotidianità, hanno mostrato di essere incuriositi da questo evento particolare in cui ero coinvolta.
Insomma ieri mi aspettavo di vivere una “normalissima” giornata da studentessa universitaria, di corsa tra una lezione e l’altra, la meritata pausa caffè con gli amici, chiacchierando dei soliti argomenti da universitari (lezioni, prof., “Si va insieme in biblioteca?”, “Devo fare delle fotocopie.”, “Quell’incontro dev’essere molto interessante…”, “Quando organizziamo per un aperitivo?!”…), il tutto con quaderno e penna in mano e il pensiero rivolto al prossimo incombente esame… Ero certa che non mi si sarebbe mai presentata l’occasione di parlare di missione e di vivere un giorno qualunque… E, invece, è stata una giornata piena di cose che non avrei mai previsto. Ciò mi ha fatto capire che sono in missione tutti i giorni, anche semplicemente mettendomi in ascolto delle persone che incontro nel mio tran tran quotidiano.
Guendalina
Caro diario,
oggi voglio raccontarti un episodio davvero inaspettato che mi è accaduto durante la nostra giornata di missione. Stamattina Anna Celeste ed io siamo stati mandati a fare evangelizzazione di strada all’università. Dopo qualche breve e positiva occasione di dialogo con alcuni studenti, si è presentato a noi B. Per la prima volta dopo molti incontri, è stato proprio lui ad approcciarsi a noi, porgendoci un suo volantino con sopra il volto di Lutero. B. è un cristiano evangelico e stava sponsorizzando un convegno che si sarebbe tenuto nei pressi dell’università in onore dei 500 anni dalla riforma luterana. Ci ha chiesto cosa stavamo facendo e da ciò è nato uno scambio che si è rivelato una piacevole sorpresa.
B. si è sentito libero di porci tante domande ed è stato bello il modo in cui Anna Celeste ed io ci siamo completati. Da un lato, io rispondevo agli interrogativi più strettamente teologici che lui ci poneva riguardo all’interpretazione che la Chiesa dà della Scrittura; dall’altro, lei si è messa in gioco raccontando episodi della sua storia che si legavano con alcuni argomenti sui quali B. voleva confrontarsi con noi. La conversazione ci ha preso talmente tanto che non ci siamo resi conto del tempo che passava, finché una ragazza ci ha interrotti per lasciarci anche lei un volantino. A quel punto, abbiamo guardato l’orologio e notato che per tutti si era fatto un po’ tardi, ma il desiderio di continuare quello scambio era così forte che B. ci ha chiesto di pranzare insieme con lui alla mensa universitaria. B. non smetteva di fare domande ed esprimerci i suoi pensieri: nonostante in alcuni momenti sembrava volesse suscitare in noi dei dubbi, sollevando questioni che riteneva difficili, Anna Celeste ed io abbiamo avvertito il suo sincero interesse ad ascoltare. Ci siamo ascoltati reciprocamente ed è stato un incontro che umanamente ha arricchito tutti e tre. Si sentiva il desiderio di un confronto sincero che unisse ragione, cuore e fede.
È bello vedere che, quando si è mossi dal rispetto amorevole per l’altro e la sua storia, è possibile avere un dialogo serio e pacifico anche con chi non la pensa come noi. Se lui non avesse avuto altri impegni e noi non fossimo dovuti tornare alla base, forse quel dialogo sarebbe continuato ancora. Infatti, prima di salutarci, ci siamo scambiati i numeri di telefono per darci la possibilità di restare in contatto.
Grazie Signore per tutte le grazie che ci hai abbondantemente donato in questa missione!
Francesco
Caro diario,
è l’ultima notte di missione!!! La stanchezza è tanta ma sono molto felice di essermi lanciato in questa esperienza. E negli altri missionari ho visto la stessa gioia, una gioia con la quale stasera abbiamo travolto e coinvolto i giovani che sono venuti a festeggiare con noi, tra balli e palloncini colorati.
Anche stamattina la giornata è iniziata presto, con un momento di preghiera tutti insieme prima di dividerci nei gruppi stabiliti. Al mio gruppo era stato affidato il compito di organizzare la festa finale di stasera, sia a livello di allestimento della sala che pensare cosa fare per coinvolgere e far divertire gli invitati. Il nostro desiderio era quello di creare uno “spettacolo” nel quale spiccasse il vero “protagonista”, che i giovani capissero da Chi proviene quella gioia che in tanti hanno visto in noi in questi giorni di missione. Così, aiutati anche da altri missionari, tra le prove dei balli e il gonfiare tanti palloncini blu, rossi e bianchi, la mattinata è volata. Tutti abbiamo messo del nostro.
Durante la serata, ho fatto dei giochi di magia e sono contento di aver trasmesso allegria ai ragazzi attraverso di essa, come avevo sperimentato da bambino durante uno spettacolo di Mago Magone, un frate francescano che utilizza questi giochi per far divertire i piccoli. Nel corso della serata abbiamo cercato si far assaporare la gioia dei vari momenti della missione ed è stato bello poter chiacchierare di nuovo con i giovani che avevamo incontrato nei giorni precedenti e soprattutto con quelli che non avevano ancora avuto occasione vivere il clima missionario.
In questi giorni ho iniziato tante nuove amicizie con chi mi è stato vicino e sento che difficilmente si spezzeranno. Quando le relazioni si creano intorno a qualcosa di molto bello, chi ti passa accanto se ne accorge che c’è qualcosa di difficile da trovare. Questo mi è stato detto spesso durante tutta la missione: molti sono stati colpiti dal legame che si è creato tra i missionari e si sono aperti e confidati con noi. Ciò mi ha stupito perché non so se sarei riuscito a fare lo stesso.
La fatica è stata tanta ma, quando non sei solo, alla fine raccogli tanta ricchezza e ti senti felice e, soprattutto, più legato alle persone con le quali hai condiviso questi momenti.
Mi sono accorto che quel semplice “si!” pronunciato per vivere questa esperienza durante la quale avrei fatto qualcosa per gli altri, senza sapere esattamente cosa avrei fatto, mi ha donato una gioia immensa. I pensieri e le emozioni che vorrei raccontarti stanotte, caro diario, sarebbero ancora tanti, ma… vado a dormire! Domani mi aspetta l’ultimo emozionante appuntamento di questa missione.
Paolo
Caro diario,
oggi è stato un giorno bellissimo: di quelli che avresti voglia di fermare l’orologio del tempo e vivere all’infinito; o di quelli da scrivere sul calendario per non scordarli mai… solo che, stamattina, non era proprio partito così… te lo racconto!
Come ho aperto gli occhi, il primo pensiero che mi è venuto subito in mente è stato: «Uffa, oggi finisce la missione!!! No, non è possibile! Sono già passati 12 giorni?». Si, ma ho realizzato, proprio questa mattina, di averli vissuti così intensamente, pienamente, standoci tutta: cuore, corpo e mente! Qualcuno diceva che quando viviamo con gioia il momento presente è come se volasse, passa più in fretta. Proprio come quando ti innamori e per te il tempo diventa il tuo più grande nemico, perché non ti basta mai per amare! È sempre poco quello che dai e quello che fai!! Oggi ho capito proprio questo quando, dopo questi pensieri, mi sono alzata e ho scelto di vivere questo ultimo giorno come rendimento di grazie al Signore, non per quello che ho paura che mi stia togliendo (i missionari, lo spirito di condivisione e di gioia…), ma per quello che Lui ha fatto e continuerà a fare anche domani in me, in noi e in tutti gli sguardi incrociati e i cuori toccati! Nella messa finale mi ha colpito proprio questo dare senza ricevere, dare quel poco che hai e che sei perché Dio può fare cose tanto grandi con il tuo Si sussurrato!! Mi sembra ieri che una quarantina di ragazzi hanno detto il loro Si al Signore con paura e gioia di andare in missione. Ed eccoci oggi, sempre noi, un po’ più stanchi del solito forse, ma con gli occhi pieni di luce, con gli occhi grati di chi ha fatto un incontro, con gli occhi pieni di gratitudine!
La messa conclusiva è stata proprio questo… un Grazie gridato a Dio! Grazie Signore perché tu mi hai dato la possibilità di annunciarti così come ero, perché Tu ti sei servito di me, hai scelto proprio me; grazie perché, cercandoti negli altri, Tu ti sei fatto trovare, io ti ho trovato, ho fatto esperienza del tuo Amore che guarisce non solo le mie ferite, ma anche quelle dell’altro incrociato per strada, all’università, a scuola! Si, il mio cuore oggi ha strabordato di gioia. Vivere la Santa Messa in questa domenica è stato consegnare a Gesù tutto e tutti: ogni volto anche solo intravisto, ogni parola ascoltata, ogni sorriso abbozzato, ogni dolore accolto… Tutto è stato dono!
Alla fine della celebrazione, non potevamo non fare festa ancora insieme con i missionari! Così ci è venuta l’idea di trattenerci un altro po’ a San Donato e condividere un ultimo pranzo, il pranzo della Festa! Dopo i saluti, abbiamo lasciato il nostro quartier generale e siamo tornati a casa!
Mi stai chiedendo se la missione è finita?! Sai, caro diario, credo proprio di no!!! La missione #liberiperamare017 forse si, è giunta al termine, ma la missione di far entrare Dio nella mia vita, ogni giorno, di riconoscerlo nel mio compagno di università, nelle mie coinquiline, nel professore, negli esami, nella mia vita quotidiana no, non è finita! È iniziata proprio ora! E che bello… perché ora ci sei Tu, Signore! Ora non ho più paura dell’altro, del diverso, della relazione, di tutta la Bellezza che Tu hai portato e che possa svanire dalla mia vita! E anche se domani avrò gli occhi stanchi per vedere e la paura di nuovo busserà alla porta, il desiderio di continuare a cercarti non passerà… perché ora so dove posso trovarti, so dove dimori Maestro!!!
Sara