Vita Chiesa

Misericordie in cerca delle radici cristiane

Con don Roberto Tempestini «correttore» della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia abbiamo parlato dell’incontro svoltosi lo scorso 30 giugno a Firenze, presso il Convitto della Calza, dove tutti i «correttori», ovvero gli assistenti spirituali delle diverse confraternite di Misericordia presenti in Italia, sono stati chiamati a raccolta per discutere del proprio ruolo nell’ambito del recupero delle radici cristiane del volontariato. «All’incontro era presente anche il Cardinale Ennio Antonelli – ha detto don Roberto – il quale ci ha richiamato l’importanza di riaffermare la motivazione cristiana e la preghiera, rispetto all’azione fine a se stessa, in quanto questo è ciò che distingue le Misericordie da tutte le altre associazioni di volontariato piuttosto che l’efficienza o l’efficacia. Il Cardinale ha ricordato a tutti che la nostra peculiarità è quella di svolgere il servizio in nome della carità evangelica, incoraggiandoci ad un secondo incontro da tenersi verso ottobre per approfondire ulteriormente queste tematiche».

Il fatto che le nostre associazioni si definiscano di ispirazione cristiana «comporta infatti – spiega don Roberto Tempestini – un esplicito riferimento al vangelo ed una chiara appartenenza alla Chiesa. Diversamente l’ispirazione cristiana resta generica e parziale o addirittura contraddittoria. I valori che per un cristiano caratterizzano la sua appartenenza ecclesiale sono per così dire un insieme che non tollera selezioni di comodo. Tutti ruotano intorno al primato e alla centralità della persona. Tutto il patrimonio della dottrina sociale della chiesa, ivi compresi i grandi temi della giustizia sociale, della pace e della solidarietà internazionale non possono restare un optional unitamente a tutto il patrimonio di fede, di tradizione e di storia cristiana, di preghiera e di liturgia che costituiscono davvero le nostre radici».

Ha partecipato all’incontro anche mons. Antonio Cecconi, vicario generale della diocesi di Pisa, che con la sua relazione ha invitato i presenti a riflettere su chi sia il reale destinatario della scelta di fare volontariato, riflettendo sull’ambiguità, creatasi soprattutto negli ultimi tempi del termine «volontario»: nel terzo settore sono infatti confluite migliaia di associazioni, tutto si chiama volontariato, a discapito della cultura del dono e della gratuità. «Sarebbe auspicabile – ha detto – un volontariato che sappia denunciare le ingiustizie, che cerchi di rimuovere le cause oltre che curare le conseguenze; spesso dirigiamo le nostre attività a persone che già godono dei diritti dello stato sociale, mentre ci sono tutta una serie di persone che ne restano esclusi; questi dovrebbero essere i veri bisognosi, verso di loro ci si dovrebbe dirigere, anche se mancano le convenzioni, poiché questa è la vera differenza fra volontariato e impresa sociale».

A questo proposito don Roberto ci ha ribadito che «la scelta preferenziale delle Misericordie dev’essere per i poveri: dobbiamo ascoltare le domande, osservare e discernere i loro disagi a partire dagli ultimi, ricercando i veri bisogni e non i finanziamenti. Nell’ambito delle scelte “politiche” bisognerà definire bene cosa s’ intende per impresa sociale e cosa per volontariato: bisognerà anche intercettare le cosiddette “nuove povertà”, causate dall’attuale congiuntura economica, da un modello culturale che non permette di essere senza avere e dalla drastica riduzione della spesa sociale da cui derivano i fenomeni dell’indebitamento e della conseguente vulnerabilità sociale; la sfida futura è questa».G. S.