Prato

«Mio fratello ucciso dalla mafia perché uomo onesto»

Da tredici anni il nome di Calogero Tramuta è stato inserito da Libera tra quelli delle vittime innocenti cadute per mano della mafia e letti ad alta voce in moltissime piazze italiane ogni 21 marzo perla Giornatadella memoria e dell’impegno. Quest’anno, a Prato, si tiene la giornata regionale di Libera e in quella occasione il Coordinamento cittadino dell’associazione verrà intitolato a Calogero Tramuta.

Signora Piera, chi era suo fratello?

«Arrivò dalla Sicilia in Toscana, a Campi Bisenzio all’età di 15 anni. Inizialmente lavorò come meccanico e poi entrò nella Guardia di Finanza. Riuscì ad andare in pensione molto presto e così decise di tornare nel nostro paese natale per commerciare arance». 

E perché fu ucciso?

«A Calogero piaceva molto il suo lavoro. Andava negli aranceti, sceglieva i frutti migliori e li acquistava al loro valore e così facendo dava valore anche al lavoro degli agricoltori. Quello che invece non facevano certe persone che si recavano nei frutteti caricando merce ad un costo bassissimo. Così facendo mio fratello si era messo di traverso a un sistema». 

Ci racconta quel terribile giorno di ventuno anni fa?

«Prima dell’uccisione c’erano stati dei brutti episodi, Calogero aveva subìto dei danni ma lui era andato avanti. Sapeva che l’autore era il giovane Emanuele Radosta, divenuto boss dopo la morte del padre Stefano, morto ammazzato. Proprio il 27 aprile mio fratello ebbe un diverbio con Radosta sulla piazza principale del paese. Si presero a male parole, Calogero lo afferrò addirittura per il collo, voleva far valere le proprie ragioni ma per un mafioso fu affronto pubblico. Soltanto sei ore dopo, all’uscita da una pizzeria del vicino paese di Lucca Sicula, un uomo di nazionalità marocchina sparò con una mitraglietta a mio fratello mentre stava per entrare in auto». 

Come si è mossa la giustizia?

«Devo dire in modo perfetto. Ci furono persone che accettarono di testimoniare e che sono ancora sotto protezione. L’esecutore e il mandante sono stati processati e condannati in via definitiva in tre anni. Noi familiari ci siamo costituiti parte civile e io ho partecipato personalmente a tutte le udienze. E non è stato facile essere nell’aula bunker di Palermo con gli imputati davanti agli occhi e i loro familiari che ti offendono e ti aggrediscono». 

È stata minacciata e aggredita addirittura in tribunale?

«Alla lettura delle sentenze di primo e secondo grado il cugino e il cognato di Radosta mi hanno aggredita, la prima volta non ci sono riusciti, mentre in Corte di Appello mi hanno assalita mandandomi all’ospedale». 

Vi siete sentiti soli in questa «battaglia»?

«No, il mio paese ha reagito. Pensi che nel periodo in cui è morto Calogero gli omicidi erano una cosa frequente. Adesso sono anni che non ne viene commesso uno. Per il ventennale della morte, lo scorso anno, ho voluto fare una messa a Villafranca. È venuto don Luigi Ciotti a celebrarla. Erano presenti non solo il sindaco ma ben 26 sindaci della provincia di Agrigento, il Prefetto e altre autorità. E tante persone comuni. Mio fratello non è stato dimenticato». 

E adesso Libera Prato sarà dedicata proprio a Calogero

«Sono molto contenta. Fino al 2004 non conoscevo Libera, sono stati loro a contattarmi. Da allora, quando mi chiamano, vado nelle scuole a raccontare la storia di Calogero. Sono iniziative importanti. Io ho avuto giustizia ma ci sono ancora tante famiglie di vittime della mafia che non l’hanno avuta e purtroppo sono dimenticate».

A Prato la Giornata regionale della Memoria e dell’Impegno

Prato ospiterà a livello regionale la XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzata dall’associazione Libera e Avviso Pubblico. Martedì 21 marzo arriveranno da tutta la regione studenti e famiglie per partecipare alla marcia che partirà da piazza del Mercato alle 9,30 e si snoderà per le vie del centro storico fino a giungere in piazza delle Carceri dove, alle 11, in contemporanea con le altre piazze d’Italia, saranno letti i nomi di tutte le vittime della mafia.Lunedì 20 marzo, vigilia della marcia, alle 21 in San Bartolomeo si tiene un incontro pubblico, interreligioso, aperto a tutti, curato da don Natali e da don Matteo Pedrini sui temi della marcia alla presenza del vescovo Agostinelli.