Italia

Minori migranti soli: Unicef, «in Italia il 94% vive in centri d’accoglienza. Promuovere affidamenti familiari»

Quasi 4 su 10 non hanno avuto la possibilità di essere ospitati in famiglia, ma più del 50% degli intervistati avrebbero preferito questa soluzione. Questo il tema al centro del dibattito dell’Activate Talk ospitato oggi a Roma «Le chiavi per sentirsi a casa», un focus sulle buone pratiche sperimentate in Italia legate alle soluzioni abitative in semi-autonomia e all’affidamento familiare per minori e neomaggiorenni, con particolare riferimento ai minori stranieri non accompagnati. Oltre ai minori attualmente registrati in Italia, altri 5000 giovani migranti e rifugiati arrivati nel nostro Paese soli sono irreperibili. In tanti hanno abbandonato il sistema d’accoglienza per via dei ritardi burocratici, mancanza di informazioni sui loro diritti legali e preoccupazioni sul loro status una volta maggiorenni. Questi giovani finiscono spesso in strada tagliati fuori dai sistema di protezione e dai servizi di base.  Oltre ai 6.500 minori stranieri non accompagnati attualmente in Italia, sono stati circa 60.000 i giovani migranti e rifugiati che hanno raggiunto il Paese tra il 2014 e il 2018 e che hanno bisogno di supporto continuo.

«Le forme di accoglienza familiari e comunitarie hanno mostrato di avere un impatto positivo per ragazze e ragazzi migranti e rifugiati. C’è bisogno di ulteriori investimenti per proteggere i giovani arrivati soli in Italia promuovendo questo tipo di soluzioni» ha detto Afshan Khan, direttore regionale Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale: «Le forme di accoglienza comunitarie e familiari favoriscono l’inclusione sociale, il loro accesso all’istruzione e alla formazione professionale, e sono anche scelte più economiche dell’accoglienza nei centri». Per rispondere ai bisogni dei minori migranti e rifugiati in Europa, per l’Unicef sono necessari circa 27,3 milioni di dollari.