Opinioni & Commenti
Minareti, quei simboli visibili della libertà religiosa
di Romanello Cantini
A più di un mese di distanza dal referendum svizzero contro la costruzione dei minareti si continua a discutere di moschee e del loro prolungamento verticale. Un po’ dovunque, non solo in Italia, ma anche in paesi insospettabili come l’Austria, le Fiandre, i Paesi Bassi, la Danimarca vari partiti e movimenti minacciano di «fare come in Svizzera». Non si tratta almeno a parole di volere cancellare la libertà religiosa in quanto tale, ma la manifestazione visibile della libertà religiosa. Gli svizzeri non hanno votato contro le moschee, ma contro il minareto per cui la libertà religiosa balza davanti agli occhi ed è registrata nel tessuto urbanistico di un paese.
Non c’è nulla di nuovo in questa ostilità verso un culto minoritario che si esercita e che si fa visibile. Anzi l’accettazione della sua visibilità è il secondo passo della accettazione della libertà di culto qualche volta più difficile del primo. Nel corso dell’Ottocento quando in Europa agli ebrei era ormai consentito di costruire dovunque le proprie sinagoghe si faceva il possibile perché con la loro architettura esterna non apparissero tali, si mimetizzassero dentro il romanico o nel gotico della architettura religiosa dominante e si cambiò loro nome con il termine più anodino e generico di «tempio».
Nonostante il chiasso un po’ dovunque di minoranze simili alla nostra Lega è solo propaganda quella di pensare di bloccare la costruzione delle moschee. I musulmani sono sei milioni in Inghilterra, cinque milioni in Francia, quattro milioni in Germania, un milione e duecentomila in Italia con una pratica religiosa che oscilla fra il venti e il trenta per cento e le moschee sono ormai molte centinaia in ciascuno di questi paesi. Ma il minareto con il suo valore simbolico appare il bersaglio più minaccioso e più facile anche se in questa battaglia del Duemila perché il culto seppure consentito ad una minoranza non giunga ai nostri occhi e ai nostri orecchi non si inventa nulla di nuovo, ma ci si adegua ad una paura antichissima e universale.
Furono i paesi musulmani che già nel Medioevo consentivano ai cristiani rimasti fra loro di esercitare il loro culto, ma solo in luoghi chiusi e di pregare, ma non a voce così alta da poter giungere agli orecchi di un musulmano. E i cristiani nei paesi del califfato non potevano avere chiese più grandi delle moschee e campanili più alti dei minareti. Non era una fobia solo islamica. Quando in Francia nel corso del Seicento fu riconosciuta libertà di culto ai protestanti si impose loro anche di non costruire chiese più grandi di quelle cattoliche.
Dai tempi dei tempi sopravvive e ritorna periodicamente questa mania di volere trascrivere nel paesaggio la proporzione delle statistiche religiose.
Ma a dire il vero forse sarà per un caso, per una banale mancanza di soldi, per quegli accordi taciti che corrono sempre fra amministrazioni locali e rappresentanti musulmani, per una sorta di rispetto non confessato della religione della maggioranza da parte di una religione minoritaria, ma la esibizione del minareto è stata finora in Europa molto limitata e discreta quasi a volere andare incontro più o meno spontaneamente alle paure dei pochi o dei molti.
Nel 1975 quando Paolo VI diede il suo consenso alla costruzione della grande moschea di Roma ci fu una intesa non detta e non scritta perché il minareto della grande moschea progettata da Portoghesi non superasse la cupola di San Pietro. Finora fra i circa settecento luoghi di culto islamico in Italia le moschee che hanno un minareto sono solo, oltre a quella di Roma, quelle di Milano e di Catania. E anche in quelle progettate si mantiene ancora un profilo piuttosto basso. La tanto discussa moschea di Colle Val d’Elsa prevede un minareto di otto metri e mezzo (un decimo del campanile di Giotto). La nuova grande moschea progettata al Lagaccio a Genova ha ridotto riduca il suo minareto da quindici a dieci metri su richiesta del sindaco Marta Vincenzi.
In Francia su circa duemila luoghi di culto solo le grandi moschee recentemente costruite o progettate a Lione, Evry, Nantes-La-Jolie, Creteil hanno i minareti e solo le più antiche sono per così dire, le più sfacciate. Il minareto della moschea di Denis della Reunion (1905) arriva a 32 metri, quello della moschea di Parigi (1926) a 33 metri. In Germania la costruzione della grande moschea di Colonia è ancora in forse proprio per il suo progetto di due minareti di 55 metri. Nella stessa Svizzera le moschee con minareto sono solo quattro. E in ogni caso i minareti delle moschee europee non sono usati per quell’appello alla preghiera cinque volte al giorno che nei paesi musulmani è impossibile non ascoltare anche a distanza con le registrazioni trasmesse attraverso altoparlanti.