Il sangue della sua giovane vita non è sparso invano, così come quello di tutti i caduti nel compimento del proprio dovere a servizio degli altri in Italia e all’estero. Nella luce di Cristo ogni lembo di terra irrorato dalla bontà e dal sacrificio di un uomo diventa fertile: prima o dopo germoglia il bene. Così l’ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Angelo Bagnasco ha ricordato la morte del caporalmaggiore della Brigata Sassari Alessandro Pibiri, ucciso il 5 giugno scorso a Nassiriya in un attentato che ha provocato il ferimento di altri suoi commilitoni. Durante i funerali di Stato del militare, in corso di svolgimento a Roma nella basilica di San Paolo, gremita di gente, mons. Bagnasco ha ribadito affetto per la giovane vittima, alla quale l’unanime voce tributa ammirazione e onore per il suo servizio alla sicurezza e alla ricostruzione pacifica lontano dalla Patria, in terra straniera, sapendo che nessun uomo, in fondo, è straniero all’altro. Ogni offesa sulle vie impervie dell’incontro ha proseguito mons. Bagnasco – non spengono la forza della speranza e il coraggio di credere nella solidarietà concreta e generosa. Questo i nostri militari ben lo conoscono e lo vivono con rettitudine e innata modestia. Tutti con un unico cuore ci sentiamo percossi ma anche per questo più uniti. E in modo ancor più convinto ripetiamo il grido della gloriosa Brigata Sassari: Forza insieme, sapendo che Alessandro non ci ha lasciati ma continuerà a essere insieme a noi, alla sua famiglia, ai suoi compagni di lavoro. Sir