Davanti a questa Via Crucis di innocenti non abbiamo voglia di parlare ma dal di dentro, da credenti dobbiamo vivere in modo da far uscire fuori la bellezza della fede che spinge i cristiani a lottare contro il male che non viene da Dio. La risposta da dare, allora, è darsi’, donarsi con tutta la esistenza, perché l’amore trionfi sull’egoismo. Come hanno fatto i nostri militari caduti. Con queste parole, rilasciate al SIR, l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, commenta la morte del tenente degli alpini, Massimo Ranzani, ucciso oggi a Shindand, ovest dell’Afghanistan, in un attentato in cui sono rimasti gravemente feriti altri 4 commilitoni. Il Lince su cui viaggiavano i militari rientrava da una missione di assistenza medica alla popolazione locale è saltato su un ordigno improvvisato. In questi giorni in Italia afferma mons. Pelvi – stiamo vivendo un susseguirsi di eventi tragici e di smarrimento interiore, penso alla morte della giovane Yara ed ora a quella del nostro Massimo, caduto per la pace. Davanti alla bontà dell’esistenza e dell’innocenza di una bambina e della dedizione umanitaria di un nostro militare, la risposta non può essere quella della violenza. Abbiamo invece bisogno di guardare verso l’altro e invocare la protezione del Signore sulla nostra storia.In questi momenti la nazione si sente unita dai sentimenti cristiani. Davanti a queste morti non è semplice trovare una risposta alla sofferenza e al male del mondo ferito dall’ingiustizia e dall’egoismo, dalla sopraffazione. Esorto ad una preghiera perche avvenga in ciascuno di noi quel risanamento interiore che vuol dire la pace dell’anima. Senza di questo non ci potrà mai essere benessere in terra. Per l’arcivescovo castrense nel dolore di questi momenti ritroviamo il coraggio per andare verso altri fratelli che sono nel bisogno, senza guardare ai nostri interessi. Queste morti ci evidenziano anche la fede dei nostri militari, il loro fondamento religioso, che offrono moltissimo non solo all’Italia, ma all’Europa e al mondo. L’Unità d’Italia ha concluso mons. Pelvi – si basa anche su questa identità spirituale che notiamo anche in coloro che sono al servizio del territorio, per ritrovare una bambina scomparsa e che sono in territori lontani per rendere visibile e praticabile la giustizia e la pace. Con la morte del tenente Ranzani, il secondo del 2011, salgono a 37 le vittime italiane della missione Isaf in Afghanistan che ha preso il via nel 2004.Sir