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Migrazioni: Von der Leyen ai 27 leader europei. Impegni e promesse, ma i risultati si fanno attendere

Dopo la tragedia di Cutro, e gli altri salvataggi in mare, il tema è tornato in prima pagina e sarà affrontato al Consiglio europeo del 22 e 23 marzo a Bruxelles.

I Paesi mediterranei premono per cambiamenti radicali in ambito migratorio, con il governo italiano in prima fila. Ma, a conti fatti, le novità sono poche e le promesse molte. Soprattutto si rimane sul piano del contrasto alle migrazioni e al rafforzamento delle frontiere senza raggiungere esiti concreti sui ricollocamenti obbligatori e sulle vie legali per la migrazione (peraltro invocate da molti ambienti dell’economia europea in cerca di manodopera).

“La terribile perdita di vite umane nel naufragio al largo della Calabria alla fine di febbraio – ha scritto ieri Von der Leyen – è stato un forte richiamo all’urgenza di agire”. La presidente della Commissione ritiene possibile agire sin da ora su quattro aspetti. “Ho delineato quattro settori per una azione immediata: il rafforzamento delle frontiere esterne; le procedure di frontiera e i rimpatri accelerati; affrontare i movimenti secondari e garantire un’effettiva solidarietà; collaborazione con i partner per migliorare la gestione della migrazione e i rimpatri”. A suo dire, nell’ultimo mese si sono già ottenuti risultati, elencati sommariamente nella lettera.

“L’equilibrio è al centro del nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo”, scrive, patto proposto nel settembre 2020 e tuttora in attesa di essere approvato. Invoca dunque un accorso “tra Parlamento europeo e Consiglio entro la fine di questa legislatura”. Ovvero entro un anno.

Tra le azioni compiute parla di “una misura di sostegno da 200 milioni per l’accoglienza” dei migranti. Per quanto riguarda i ricollocamenti parla di “importante accelerazione dell’attuazione del meccanismo volontario di solidarietà”. Ma, a fronte di migliaia di arrivi, i ricollocamenti elencati sono 524, “dei quali 397 dall’Italia, 111 da Cipro, 34 dalla Spagna e 16 da Malta”. I trasferimenti sono stati diretti in Germania, Francia, Croazia, Romania e Lussemburgo.Per i reinsediamenti, sono disponibili 480 milioni di euro in tre anni (2023-25): l’intento è quello di reinsediare, ovvero espellere dall’Ue, “circa 50mila persone”.