I temi legati alla mobilità umana internazionale saranno e continueranno ad essere senza dubbio nel prossimo futuro in prima pagina nelle discussioni nazionali e internazionali. E la Chiesa continuerà a farsi portavoce delle persone più vulnerabili ed emarginate. Parola di mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti che in questi termini si pronuncerà domani alla assemblea plenaria del suo dicastero. Nella prolusione che mons. Vegliò leggerà domani e che il suo dicastero ha anticipato oggi, si legge: Gli eventi terroristici del primo decennio del nuovo millennio (negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Spagna, in Indonesia e in altri Paesi), assieme a crimini violenti commessi da immigrati e largamente riportati dai media, hanno suscitato reazioni di rifiuto verso i migranti, anche con pregiudizio per la sicurezza nazionale. Di conseguenza, molti Paesi hanno rafforzato il controllo delle frontiere, hanno ristretto le politiche migratorie e hanno istituito nuove procedure per controllare chi arriva da determinati Paesi. In queste circostanze è questo il parere di mons. Vegliò – sembra certo che nei prossimi anni il dibattito su come meglio gestire i flussi internazionali diventerà sempre più controverso, suscitando divisioni e antagonismi tra i Governi e le Organizzazioni internazionali.La Chiesa, da parte sua, continuerà ad offrire un prezioso contributo nel complesso e vasto fenomeno della mobilità umana e lo farà valorizzando i migranti e gli itineranti, all’interno della comunità ecclesiale e della società, come coefficiente importante per l’arricchimento reciproco e per la costruzione dell’unica famiglia dei popoli, in un fecondo scambio interculturale. Sono due le direttrici che la Chiesa segue nello specifico campo di intervento a favore degli immigrati. La prima è quella che vede le migrazioni sotto il profilo della povertà, della sofferenza e del disagio e che agisce con interventi di primo soccorso per le numerose emergenze che sorgono ininterrottamente. La seconda direttrice è quella che evidenzia potenzialità e risorse di cui le persone in mobilità sono portatrici, con la necessità di accompagnamento verso il progressivo inserimento nel nuovo contesto socio-culturale, fino alla piena integrazione. Questi gli impegni che la Chiesa sente di assumersi in sinergia ha aggiunto mons. Vegliò – con le realtà istituzionali e di volontariato, nel contesto della corresponsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali che offrono proprie competenze e risorse per la causa delle persone in mobilità.Sir