Vita Chiesa

Migrazioni: mons. Tardelli (Pistoia), «l’accoglienza non sia ideologia, ma chi chiude non è un cristiano»

«Se un cristiano è contro l’accoglienza di chi è in difficoltà o nel bisogno, semplicemente non è cristiano e farebbe bene a farsi un bell’esame di coscienza». Quindi, il presule chiede un impegno per «fargli cambiare mentalità e non semplicemente condannarlo». Parole con le quali il presule indica una posizione chiara: «La chiusura non è accettabile». «Bisogna però riconoscere – aggiunge – che qualcuno ha fatto dell’immigrazione una questione ideologica, non umanitaria. Inoltre non si è voluto capire che la cosa andava organizzata in un modo diverso e non puramente emergenziale, perché l’obiettivo è l’integrazione». Secondo il vescovo, «non si è spinto a sufficienza per una soluzione internazionale ed europea del problema e, a volte, anche le parole del Papa, sempre molto chiare, sono invece state strumentalizzate, finendo in modo manipolato nei vari organi di comunicazione».

«Sono preoccupato per lo svuotamento della democrazia e per la barbarie che avanza. Ci sono segnali inquietanti e foschi che non ci fanno stare per niente tranquilli, anche perché vanno oltre l’Italia e attraversano i continenti. Ma non serve fare proclami», ha detto ancora il vescovo di Pistoia nell’intervista al quotidiano fiorentino.  «Bisogna costruire dal basso una nuova società e con molta umiltà e fatica compiere una vasta e capillare opera di educazione anche ecclesiale, soprattutto nei confronti dei e coi giovani – ha spiegato il presule -, verso i quali abbiamo completamente fallito. Perché a preoccupare e tanto, non sono solo le uscite di questo o di quello, bensì il consenso che vi si coagula attorno».

Il vescovo, parlando della Chiesa, la ritiene «migliore di quello che sembra o di come la si dipinge», anche se «c’è bisogno di una profonda conversione e di una solida formazione cristiana, a partire da noi vescovi e preti, perché c’è sporcizia nella Chiesa, c’è lassismo, mondanità, travisamento della fede trasmessa dagli apostoli, superficialità, indisciplina e, cosa più grave di tutte, mancanza di amore». A livello sociale e politico, l’impegno indicato da mons. Tardelli è quello di «costruire un tessuto, una trama sociale». «Prioritario ritengo che i cattolici, riscoprendo la propria identità, si parlino, si confrontino, senza anatemi reciproci, nel rispetto, nel dialogo, alla ricerca di ciò che è giusto e possibile oggi per il bene comune». L’auspicio è quello di «coltivare un sogno, un progetto fecondato dalla dottrina sociale della chiesa, aperto a tutti anche ai non cattolici, soprattutto sognato e costruito ogni giorno insieme alle nuove generazioni, capace quindi di scaldare il cuore dei giovani».